Ballo: “Lùnapop sciolti perché avevamo un difetto. A Sanremo 2000 esperienza traumatica, ce ne dissero di tutti i colori”. Ballo sui Lùnapop sciolti e non solo, il bassista di Cesare Cremonini, si racconta rivelando retroscena inediti sul gruppo sciolto nel 2002 in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’.
Qualche settimana fa con Cremonini siete saliti per la prima volta in carriera sul palco dell’Ariston.
«L’abbiamo evitato in tutti questi anni. Nel 2000, coi Lùnapop, ricevemmo una bocciatura peggiore di un trauma scolastico. Era il momento di 50 special, e noi ci presentammo con un brano lento, una ballad come ce n’erano tante in “…Squérez?”. All’audizione, negli studi Rai, ci stroncarono. Ce ne dissero di tutti i colori e ci lasciarono fuori. Probabilmente si aspettavano da noi una 51 special, qualcosa di molto simile al successo del ’99. Quel rifiuto ci segnò. Abbiamo retto l’impatto perché eravamo giovani e leggeri».
Di che canzone si trattava?
«È ancora una traccia inedita, non posso dire di più».
I Lùnapop si sciolsero nel 2002 e lei seguì Cremonini nella carriera da solista. A Sanremo, però, non siete più tornati.
«Cesare è un cantautore, istrionico e tutto fare. Le sue canzoni sono figlie di una sorta di intervento a cuore aperto. Se lo vai a punzecchiare sui contenuti, la ferita ci mette più tempo a rimarginarsi».
Approdare al Festival come Superospiti è stata una rivincita?
«Più che altro una rappacificazione. Siamo lusingati dallo spazio di rilievo che ci è stato dato. Stare su quel palcoscenico ha riacceso la voglia di tornare a seguire eventi e concerti dal vivo, dopo due anni di pandemia».
Ballo: “Lùnapop sciolti perché senza struttura”
Di palchi in 23 anni ne ha calcati. Era ancora minorenne quando esordì al basso con i Lùnapop. Cosa ricorda di quel giorno?
«Negli anni dell’adolescenza ero fuori controllo. I miei genitori non mi lasciavano fare nulla. Nel 1999 scappai di casa per andare a suonare con i Lùnapop, che mi avevano chiamato a sostituire il loro bassista. Fu la prima apparizione pubblica. Uscii di casa fischiettando e tornai a Bologna 2 giorni dopo. Da quel momento fu una ribellione costante e quotidiana. Mollai anche la scuola. La mia vita si fermò e venne sostituita dalla mia esistenza nei Lùnapop. Negli anni mi sono ripreso i pezzetti lasciati indietro, perché dai 16 ai 21 non ho avuto un giorno libero. Ma è stata una tempesta perfetta».
I fan si domandano ancora il perché dello scioglimento dei Lùnapop.
«Eravamo senza struttura, ed è questo il motivo per cui il castello di sabbia è crollato. Per dire, io ero bassista ma anche addetto alla mail. Ero l’unico ad avere un computer, e così rispondevo a tutti i messaggi che arrivavano. Il problema è sorto su questioni gestionali, ma a livello artistico andavamo d’accordo. Cesare sempre al centro, io che mi ritagliavo uno spazio perché facevo casino, e andava bene così. Mai entrati in conflitto per questioni di visibilità».
[…] Da ragazzi violavate le regole e portavate la trasgressione sul palco. Avete messo la testa a posto?
«Se pretendessimo di ripetere quello che combinavamo coi Lùnapop saremmo in questura a firmare ogni giorno. All’epoca c’era una goliardia eccezionale. Non che adesso siamo diventati seri. Continuiamo a mettere ironia in ciò che facciamo. La nostra valvola di sfogo è organizzare belle feste nel tempo libero. Ci diverte. Tra l’altro io sono anche dj da ormai dieci anni. Vediamo se riusciamo ad allestire qualcosa nell’estate in arrivo».
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