Rajae Bezzaz: “Giacca rossa? C’è un motivo. A Roma ci hanno presi a pugni”. Rajae Bezzaz, la giacca rossa e non solo, l’inviata di “Striscia la Notizia” parla della sua esperienza di diversi anni al TG satirico in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Fa l’inviata di “Striscia” da sette stagioni. Da Antonio Ricci arrivano più critiche o complimenti?
«Più che altro Ricci ti dà un consiglio per poter fare meglio un servizio. I complimenti una volta glieli ho chiesti io e lui mi ha risposto: “Se non ti chiamo vuol dire che va tutto bene”».
Come mai questa giacca rossa?
«All’inizio con la costumista abbiamo provato vari colori per scegliere il più adatto a me e il rosso era perfetto: è il colore del fuoco, della passione, del sangue e anche il colore della bandiera del Marocco».
Tra i tanti “vivaci incontri” di questi anni, come li definisce, qual è stato il più “vivace”?
«Quando abbiamo trattato il tema degli affitti e di chi non versava più il canone abbiamo trovato persone abbastanza agguerrite. A Roma ci hanno inseguito, ci hanno rotto le telecamere e tirato qualche bel pugno».
[…] Il suo approccio “sempre positivo”, come lei dice, a volte viene considerato un po’ folcloristico.
«In Occidente negli ultimi anni si tende a essere lamentosi e pessimisti. Quando arrivi da Paesi poveri o da situazioni come quelle africane ti abitui a essere contento anche solo di alzarti la mattina e avere l’acqua calda. Sin da piccolo ti insegnano a ringraziare per ogni minima cosa, senza dare nulla per scontato».
Rajae Bezzaz: “Giacca rossa? C’è un motivo”
L’ultima volta che si è arrabbiata?
«Ogni tanto cado anch’io nella trappola, soprattutto in auto quando ci sono persone che non sono rispettose della segnaletica o ti tagliano la strada. E poi ti sfidano dicendo cose brutte».
Cosa fa quando non va in onda?
«Studio all’Accademia del cinema a Milano, mi esercito nella dizione e vado avanti con la mia formazione».
L’italiano lo parla senza inflessioni.
«L’ho imparato a Lucca dove vivevo: all’inizio parlavo in toscano, sono una spugna e ovunque mi sposto assorbo il dialetto e la cadenza. A Roma parlo romano, a Milano milanese. Da bambina in Marocco guardavo i film egiziani con le mie zie e così ho imparato pure il dialetto egiziano».
Oltre alle segnalazioni, le arrivano anche messaggi di ammiratori?
«In redazione me li girano e dicono: “Non puoi dire che non ti cerchiamo un fidanzato!”. C’è anche chi mi scrive: “Quale reato devo compiere per vederti apparire davanti ai miei occhi?”».
E un fidanzato ce l’ha?
«Sulla mia vita privata dico solo che in questo momento sono felice».
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