Chloe Zhao si racconta: “The Eternals? Penso sempre a una scena. Non credo in Dio ma sento che mi manca qualcosa”. La regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica cinese naturalizzata statunitense Chloe Zhao si racconta in una Inter a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Da dove è nato il desiderio di fare un film di supereroi?
«Sono cresciuta leggendo manga. È un po’ diverso dai fumetti, ma mi ha fatto venire voglia di raccontare storie in ambienti insoliti. Ero anche un grande fan dei film Marvel. Quindi ero curiosa di incontrare questo gruppo di persone, registi, che stavano dietro lo studio. E capire come immaginano queste storie».
Oltre ai manga, qual è stata la sua più grande fonte d’ispirazione?
«Ci sono molti film che mi hanno ispirato. Se dovessi sceglierne uno, sarebbe The Tree of Life di Terrence Malick, che affronta i grandi temi sull’umanità, attraverso il punto di vista di una piccola famiglia. C’è anche una sequenza sulla creazione dell’universo, a cui ho reso omaggio in The Eternals».
I suoi film precedenti erano per lo più ambientati nell’America rurale. Non c’entrano molto con The Eternals…
«In entrambi i casi, sono storie che mi vengono dal cuore. Non ho un approccio tecnico alla narrazione, lavoro soprattutto sull’istinto. Le somiglianze con i miei film precedenti sono sia visive che tematiche. Per esempio, mi interessa il nostro rapporto con la natura. Cerco anche di decostruire la mascolinità, sia nelle donne che negli uomini. Vale a dire, permettere ai personaggi di essere in contatto con la loro parte più vulnerabile, di guarire se stessi e di ritrovarsi. Spesso sono anche esseri umani molto, molto complicati».
Chloe Zhao si racconta: “The Eternals? Penso sempre a una scena”
In effetti i personaggi hanno più sfumature, e, ad esempio, non c’è un vero antagonista. Una rivoluzione, per un film di supereroi.
«I migliori manga non hanno quasi mai dei cattivi. Si redimono o alla fine cambiano. Nella cultura asiatica in generale, ci sono spesso più zone grigie in questa nozione di bene e male. In Giappone e in Cina, per esempio, i fantasmi sono solo spiriti e non c’è nulla di malvagio in loro. Ecco perché Captain America: Civil War è il mio film Marvel preferito, c’è più filosofia che malvagità».
[…] La questione ecologica è anche onnipresente…
«Finora, tutti i miei film sono stati sugli esseri umani che cercano di capire la natura. In Nomadland la natura permette al personaggio di guarire se stesso, e di diventare un tutt’uno con il suo ambiente. In The Eternals, mi interrogo sul nostro posto nell’universo. Qual è la nostra relazione con il pianeta? Siamo davvero al di sopra di tutto?».
Perché questo argomento è così importante per lei?
«Non sono stata cresciuta in modo religioso e non credo in Dio. Ma sento che mi manca qualcosa, una connessione con l’universo. Come essere umano, non sentivo di avere radici. Ero alla ricerca di un significato. Qual è la mia missione di vita? Perché esisto? Iniettando la spiritualità nei miei film, confrontandomi con qualcosa di più grande, sono diventata una persona migliore. Penso spesso al momento in The Eternals quando Sersi guarda la Terra da lontano e si meraviglia della sua bellezza. Troppo spesso ci dimentichiamo di ammirarla, per poi sentirla sotto i nostri piedi».
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