Anita Caprioli si racconta: “Felice con un compagno e una bimba. Amore? Ci hanno passato un’idea romantica, ma la realtà è un’altra”. L’attrice protagonista della fiction Sky ‘Ridatemi mia moglie’ (in onda il 13 e il 20 settembre) parla a tutto tondo in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
“L’idea dell’amore che ci hanno passato è romantica, ma la sintonia assoluta ha poco a che fare con la vita. Come nei film di Wong Kar-wai (In the Mood for Love, 2046, ndr), uno dei miei primi amori, dove gli amanti si mancano per un pelo, oppure succede che il loro poteva essere amore, ma resta incompiuto. Oppure in Come eravamo il film con Barbara Streisand e Robert Redford. Lo guardi e resti con la frustrazione incredibile di aver visto due persone che chiaramente si amano, ma non possono stare insieme.
Lei dice: «L’ideale sarebbe accettarlo». Non è facile. Le separazioni spesso producono tragedie. Talvolta destabilizzano: sono anche gli amici qualche volta a lasciarci se la geografia degli affetti cambia.
“Ed è ancora più straziante. Perché è un dolore diverso, che dura di più, è un lutto difficile da elaborare. La fine di una storia d’amore la puoi razionalizzare: finisce l’amore, il desiderio. Ma come ti spieghi che qualcuno non ti voglia più bene e non desideri più condividere pezzi della sua vita con te se lo ha fatto fino a quel momento?”.
Anita Caprioli si racconta: “Amore? Ci hanno passato un’idea romantica, ma la realtà è un’altra”
[…] In Santa Maradona aveva lavorato con Libero de Rienzo…
“Che grande dolore la sua morte! Avevo una grande stima per lui, quel film è stato un momento molto bello che ci ha unito, che è rimasto nel cuore di tutti noi, perché raccontava quella spensieratezza generazionale che stavamo vivendo, anche Stefano (Accorsi, ndr) e Marco (Pozzi, il regista del film, ndr). Ma la morte è qualcosa di talmente enorme, soprattutto quando qualcuno così giovane se ne va, richiede silenzio…”.
E in questo caso non c’è stato. I media non hanno dato il meglio di loro.
“Non c’è indagine che tenga. E non c’è modo di capire. Quindi perché non scegliere la strada del rispetto, di un silenzio che si prenda cura del dolore della famiglia? Sarebbe stata la cosa da fare”.
La fase della spensieratezza di cui parlava Santa Maradona, di solito nella vita è seguita da una ricerca di solidità. È andata così anche per lei?
“Sono molto felice di avere un compagno, una bambina. Non è così scontato. Costruire le famiglie non è facile e avere un figlio ti pone di fronte all’idea e alle strategie necessarie per creare un futuro giusto per quella persona che sta crescendo. Bello, ma è anche una responsabilità che qualche volta stordisce”.
Anita Caprioli si racconta: “Felice con un compagno e una bimba”
[…] Gli inizi la dicono sempre lunga sulla natura degli artisti: lei ha cominciato da piccola, a teatro, seguendo le orme dei suoi genitori. Poi ha fatto un po’ di tutto, anche lo spot del dentifricio e dei preservativi Control, molto all’avanguardia per quel periodo. Come vede il percorso fatto fino a qui?
“Era il periodo degli studi, facevo la scuola a Milano, e quello che arrivava non era necessariamente all’interno in un progetto: non era esperienza, era sostentamento. Volevo andare a Roma, continuare a studiare, fare teatro: all’inizio per me c’era solo quello. Poi causalmente, grazie a un provino per un film mi sono detta: «Ma c’’è un altro modo di raccontare!». Ricordo con precisione il momento e la scena in cui ho capito che lo potevo e lo volevo fare”.
[…] Lei è nata nel ’73, poco dopo il ’68. I suoi genitori hanno risentito di quella atmosfera? Che cosa le hanno passato? Quali erano i suoi sogni allora e quali ora quelli che coltiva per sua figlia?
“I miei, anche se non erano militanti, avevano dentro un pensiero forte che io e mia sorella abbiamo sentito, che ci ha nutrite: un’educazione alla libertà e, per quanto riguarda mia madre, a una condizione femminile autonoma. Ci diceva: «Desidera quello che vuoi, fai quello che desideri, quello che ti rende felice, nelle grandi scelte della vita nelle piccole». Mai avuto veti.
Ecco, quella libertà è difficile ora proiettarla su mia figlia. Vorrei che crescesse libera da condizionamenti, che riuscisse anche a pensare fuori dal sistema che le impone di desiderare e consumare più di quello di cui ha bisogno. Spero che si costruisca un senso critico, che abbia libertà emotiva e d’azione. Io ci lavoro, da genitori bisogna avere una grande lucidità su questo momento storico, fare scelte calibrate e coerenti, perché i bambini ci guardano, e imparano da noi”.
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