Zaia contro i no vax leghisti: “Non mi identifico. Pandemia può trasformarsi in guerra civile”. Il Presidente della Regione Veneto prende le distanze da una certa linea, e non solo. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista a ‘Il Corriere della Sera’.
«C’è poco da scherzare. Il tema della vaccinazione fa emergere questioni rilevantissime. Se invochiamo la libertà per qualsiasi cosa, perdiamo il minimo senso del bene comune. Oggi riguarda i vaccini, domani qualunque scelta di sanità pubblica. Eppure, noi per decenni siamo stati accompagnati da piani di sanità pubblica. La mia generazione la distingui perché sulla spalla ha la cicatrice della vaccinazione. Vaccino troppo in fretta? Le conoscenze per preparare un vaccino non sono quelle di 50 o 60 anni fa. Ma il problema vero è che in questo clima, se inventassero oggi la penicillina, avremmo i social pieni di gente che dice che una muffa non se la inietta. Qui sta saltando il patto sociale. E se succede è inevitabile che andiamo alla deflagrazione».
A proposito della tema della libertà, per Zaia «nessuno si diverte ad assumere un farmaco. Tutti, a partire dall’aspirina, hanno delle controindicazioni. Ma è pur vero che in un’epidemia, la profilassi io la faccio per me e anche per chi mi è vicino […] Io penso che se uno ha un’unghia incarnita, la scelta è sua: dipende da lui se curarsi o farsi tagliare un dito. Però, di fronte a un’epidemia bisognerebbe fare squadra. Altrimenti la pandemia si trasforma in guerra civile o, peggio, in guerra tra poveri. Noi abbiamo il dovere di evitarlo e di discutere. Ma qui c’è ancora chi dice che il virus non esiste e che è un complotto. Incuranti del fatto che i vaccini funzionino».
Zaia contro i no vax leghisti: “In pandemia si fa squadra o salta tutto”
Sui negazionisti: «C’è gente che dice che per il Covid gli ospedali non servivano, bastavano le cure domiciliari. Degli oltre 430 mila contagiati censiti dal 21 febbraio 2020, la metà era senza sintomi ed è stata scoperta con i tamponi. L’altra metà aveva sintomi di gravità variabile. Ma 22 mila persone hanno dovuto essere ricoverate: sostenere che tutti si possano curare a casa significa non dire la verità. E implicitamente che tutta la classe medica, oltre che quella istituzionale, è irresponsabile. Un clima che ci farà uscire dall’epidemia più deboli».
E sulle manifestazioni no Green Pass che hanno avuto tra i volti noti esponenti leghisti, il governatore Veneto prende le distanze: «La Lega è sempre stata un partito di composizione sociale e culturale variegata, ci sta che qualcuno non la pensi come te. Detto questo, non mi risulta che il partito abbia deciso di rinnegare l’attività dei propri amministratori, presidenti e sindaci. Un discorso è discutere legittimamente sull’obbligatorietà, come fa il segretario Salvini. Altra cosa è farsi portatori di una linea in cui io assolutamente non mi identifico. E mi rifiuto di pensare che sia quella del partito».
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