Rovazzi: “Covid? Mia mamma biologa mi ha avvisato prima che arrivasse in Italia. Ho rimosso tutto…”. Il cantante si racconta tra vita privata e professionale rivelando qualche retroscena in una intervista. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Ma un concerto vero prima o poi lo farà?
«Non mi piace cantare live perché il mio progetto è qualcosa che va fruito anche a livello visivo. Bisognerebbe studiarsi qualcosa di strano. E poi ho solo sei pezzi… Però prima o poi sarebbe figo farlo».
«La mia felicità» il suo brano con Eros Ramazzotti è nella top 10 dei più trasmessi in radio…
«Forse perché si stacca dal resto. E pensare che all’inizio era ancora più funky. Va più in radio che in streaming, ma fossi uno che pubblica un pezzo al mese starei più attento alla classifica».
La sua felicità?
«Avere un scopo. La paura è non averlo, non sapere cosa fare. Questa canzone è il primo pezzo che faccio per me, avevo bisogno di un progetto per riattivare la mia vita dopo la tenebra del Covid».
La quarantena?
«L’ho iniziata un mese prima di tutti su consiglio di mia mamma (è biologa ndr) che mi ha detto di stare in casa quando da noi c’erano solo i meme sulla Cina… Poi ho anche perso mio nonno. Insomma non l’ho vissuta benissimo. Stavo in un appartamento a Milano dentro una torre Velasca quasi deserta perché di lì a poco sarebbe partita la ristrutturazione. So che al piano di sopra c’era Elton John, ma non l’ho mai visto».
Rovazzi: “Covid? Mia mamma biologa mi ha avvisato prima che arrivasse in Italia”
«Ho dormito per due anni». La canzone inizia così. In effetti l’anno scorso non l’abbiamo vista nella corsa al tormentone…
«Ne ho approfittato per sistemare finalmente casa nuova. È stata la prima volta che ho pensato a me stesso dopo cinque anni di focus esclusivo sul lavoro. Fermarsi fa bene alla testa, avevo perso la rotta della mia vita privata. Ora ho più controllo di dove sono e di cosa sto facendo. Non mi sono goduto niente…».
Nemmeno il successo di «Andiamo a comandare»?
«Ho rimosso tutto. Ho vissuto col pilota automatico. Facevo triple e quadruple, tre o quattro dj set a serata. Una botta imprevedibile».
La scintilla?
«Scrivevo format web e facevo video per altri, ma in questo modo avevo capito che non avrei mai guadagnato. Un giorno Merk & Kremont mi chiedono un video per loro e io dico “ok, ma in cambio mi date una delle vostre basi”. Così è nata “Andiamo a comandare”. Quando ho sentito la mia voce per la prima volta, ho pensato che fosse inascoltabile. Ero così poco convinto che ho detto alla casa discografica di metterla solo in streaming, allora c’era ancora il download, perché tanto nessuno avrebbe mai pagato per averla. Ancora oggi odio la mia voce. Quando vedo gli spot pubblicitari durante le partite voglio morire…».
[…] Tornando alle alleanze fra generazioni, se la chiamasse Amadeus?
«L’anno scorso mi avrebbe voluto in gara, ma, mi ripeto, a me il canto fa stare male… Però mi sono divertito tantissimo a condurre Sanremo Giovani con Pippo Baudo nel 2018, se Amadeus mi volesse al suo fianco sarei felicissimo».
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