Neuroblastoma, da una proteina nuove prospettive sul più frequente dell’infanzia. Una ricerca dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da neuroblastoma, il più frequente tumore solido extracranico dell’infanzia.
I risultati del progetto di ricerca finanziato inizialmente dalla Comunità Europea e attualmente da Airc, Fabio Pastorino, insieme ai colleghi del Laboratorio di Terapie Sperimentali in Oncologia, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Journal of Experimental & Clinical Cancer Research e ripresi da Ansa.
L’Irccs Gaslini è uno dei più importanti centri italiani nella cura e nella ricerca del neuroblastoma. “Il Laboratorio di Terapie Sperimentali in Oncologia di Irccs Istituto G. Gaslini da molti anni si dedica allo sviluppo di nanoparticelle lipidiche da utilizzare per l’incapsulamento e la veicolazione di farmaci anti-tumorali”, afferma Mirco Ponzoni, direttore del Laboratorio ad Ansa.
Neuroblastoma, da una proteina nuove prospettive: lo studio del Gaslini
Il centro è costantemente alla ricerca di nuove proteine espresse dal tumore, e non dalle cellule sane, per provare ad aumentare selettivamente il bersagliamento farmacologico delle cellule di neuroblastoma. “In quest’ottica che si colloca la ricerca del dottor Pastorino”, racconta Ponzoni.
Le ricerche condotte, spiega il promotore dello studio Fabio Pastorino, hanno mostrato che la proteina nucleare nucleolina è espressa sulla superficie esterna delle cellule di neuroblastoma. “Tale espressione è stata osservata non solo in linee tumorali cresciute in vitro, ma anche in cellule di neuroblastoma provenienti dai pazienti affetti da neuroblastoma sviluppato”.
E “l’utilizzo di una formulazione liposomiale contenente il chemioterapico doxorubicina, e costruita per bersagliare in modo specifico le cellule di neuroblastoma esprimenti nucleolina, ha evidenziato un potente effetto terapeutico, maggiore di quello ottenuto dal farmaco in forma non liposomiale”, spiega poi Pastorino.
“Il risultato ottenuto potrà permettere di sviluppare nuove terapie anti-tumorali basate sul bersagliamento mirato del neuroblastoma”. E tale approccio “dovrebbe garantire la diminuzione degli effetti tossici indesiderati e l’auspicabile superamento della resistenza ai farmaci”, viene anche spiegato.
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