Anna Billò: “Italia? Sarebbe già un successo arrivare in semifinale. Un aspetto non va dimenticato”. La conduttrice presenterà le gare di Euro 2020 su Sky Sport, ne ha parlato in una intervista rilasciata a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come ci si sente a essere definita la “signora del calcio” di Sky?
«Sono felice (ride), non tanto per la definizione, ma perché mi diverto. Forse sbaglierei a indicare un singolo evento, perché mi sono divertita moltissimo anche con l’Europa League negli ultimi anni».
[…] A proposito di Italia, può darci qualche pronostico?
«Io credo che per il CT sarebbe già un successo arrivare nelle prime quattro. Non possiamo dimenticare che abbiamo mancato l’appuntamento del Mondiale 2018 con Giampiero Ventura. È stata una grande ferita che ha tante motivazioni e quindi essere nel poker finale sarebbe un risultato straordinario».
E per le altre tre candidate semifinaliste?
«Per me, ma credo anche per molti, la Francia è in assoluto la squadra più forte e, non dimentichiamolo, sono i campioni del mondo in carica. Tra i favoriti vedo anche Belgio e Inghilterra. C’è il Portogallo, ultimo campione europeo, nel difficile girone con Germania e Francia. Ce la ricordiamo la finale con Ronaldo infortunato, quindi come fai a non metterlo fra i favoriti?».
Anna Billò: “Italia? Sarebbe già un successo arrivare tra i primi 4”
[…] È difficile trovare l’intesa con i vari campioni, tecnici, giornalisti presenti in studio?
«Difficile non lo so, trovo invece interessante che il rapporto sia vario, ognuno con la propria personalità, il proprio approccio, però sono sempre stata fortunata. E anche con il gruppo nuovo per Euro 2020 sono entrata subito in sintonia, mi hanno accolto con grande disponibilità. Tra loro, comunque, c’è stato uno nei confronti del quale avevo un rispetto enorme e mi incuteva quasi timore: Fabio Capello. Da inviata l’avevo intervistato diverse volte a bordo campo e quindi mi sono poi chiesta come sarebbe stato averlo in studio, riuscire ad avere una chiave con lui che comunque resta un mister, l’allenatore. Invece ho trovato grande disponibilità, una persona che può sembrare chiusa e invece è molto generosa».
Suo marito Leonardo, ex giocatore e allenatore, è il direttore sportivo del Paris Saint-Germain. Come affrontate la vita tra Milano e Parigi?
«Come un’azienda ben pianificata dove l’agenda e l’organizzazione sono fondamentali. La nostra base familiare è a Parigi dove vivo da due anni e dove i nostri figli (Tiago e Tomas, ndr) studiano. Sono io che faccio la pendolare con Milano e adesso con gli europei cerco di bilanciare le presenze in studio con la Francia».
I suoi figli giocano a pallone o tifano per qualche squadra?
«Non hanno una preferenza particolare per una singola formazione, giocano a calcio, vivono questo sport come altri che praticano e questo a me piace molto. Credo si debba puntare su più attività per poi scegliere quella per la quale si è più portati. Quando seguiamo il calcio, comunque, il tifo è ovviamente per la squadra di papà, il PSG, ma succede spesso che, magari per una finale di Europa League o di Champions League, scelgano squadre differenti e questo mantiene vivo il confronto e il tifo per tutta la gara».
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