L’allarme dell’Inps sui pensionati all’esteto
Cresce sempre più il numero di pensionati italiani che decidono di trasferirsi all’estero, con un costo per l’Inps pari a 1 miliardo di euro l’anno. Ed è un costo vero e proprio visto che, di contro, non c’è un ritorno sociale: i pensionati infatti vivono, spendono e pagano le tasse fuori dall’Italia.
A lanciare l’allarme è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in audizione alla Camera al Comitato permanente sugli italiani nel mondo: “Su 160 Paesi le pensioni pagate sono state 373mila, per un valore poco superiore a 1 miliardo di euro. Non solo: più di un terzo di quelle pagate a giugno del 2017 hanno avuto periodi di contribuzione in Italia inferiori a 3 anni, il 70% è inferiore ai 6 anni e l’83% è inferiore ai 10 anni. Si tratta quindi di durate contributive molto basse e a fronte di queste i beneficiari possono accedere a prestazioni assistenziali quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima”.
Nel 2017 infatti, la spesa per questo settore è più che raddoppiata a causa al provvedimento sulle quattordicesime. Dai dati riportati dall’Inps emerge che tra integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali si arriva a un importo di 80 milioni circa per poco meno di 40mila pensionati. Non mancano le cosiddette pratiche di prestazioni indebite quantificate in circa “101 mila, di cui 60 mila sono in corso di recupero sulla pensione, mentre le rimanenti vengono riscosse con rimesse in denaro”. L’importo complessivo da recuperare è di circa 270 milioni di euro e la maggior parte degli indebiti è in Argentina con il 27,5%, in Australia con il quasi 15%, in Francia, Canada e Usa al 9%.
Ma quali sono i paradisi fiscali dei pensionati? In Europa è soprattutto il Portogallo la meta più ambita, poi Romania e Tenerife, seguono il Nord e il Sud America. In sostanza, che cosa cambia se i pensionati vivono in Italia o all’estero? Secondo il presidente Boeri: “È un’anomalia. L’Italia riduce le spese sociali degli altri, senza avere un ritorno in consumi”.
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