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Costantino della Gherardesca: “Ddl Zan? Dibattito surreale. Io penalizzato dal coming out all’inizio”

Costantino della Gherardesca sul Ddl Zan e non solo: l’intervista a ‘Il Fatto quotidiano’

Costantino della Gherardesca: “Ddl Zan? Dibattito surreale. Io penalizzato dal coming out all’inizio”. Il conduttore ripercorre le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Fatto quotidiano’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Lei è stato uno dei primi personaggi della tv italiana a fare coming out. La sua fu una scelta ponderata?
“No, affatto, fu totalmente spontaneo. Nel 2001 ero ospite in un programma di Chiambretti per parlare di artisti anarchici e Piero mi domandò: «Scusi, ma lei da che sponda sta?». Io risposi: «Sono omosessuale»”.

Vent’anni dopo, molti famosi preferiscono invece celare la propria identità sessuale.
“Legittimo, per carità, ma mi pare una scelta fuori dal tempo”.

Il suo coming out l’ha penalizzata nel lavoro?
“All’inizio sì, mi ha penalizzato. Ma poi mi ha dato la tenacia per combattere. Incontravo dei funzionari televisivi che mi giudicavano con una provincialità assoluta. A me è sempre e solo importato fare bene il mio lavoro e gli show che mi sono stati affidati. E un programma fatto bene per me è un programma inclusivo e universalista”.

Che impressione le fa il dibattito di questi giorni sul Ddl Zan, che prevede l’aggravante per le aggressioni legate all’omotransfobia?
“Mi sembra a tratti surreale e purtroppo la responsabilità è anche di certi media e di tutti quei giornalisti che continuano ad ospitare i politici omofobi in tv. Ovviamente spero che venga calendarizzato e approvato quanto prima. E trovo giusto che i personaggi famosi ci mettano la faccia. Io, nel mio piccolo, l’ho sempre fatto: ricordo che prendevo l’areo da Londra per venire a Roma a manifestare per l’approvazione dei Dico”.

Lei è mai stato vittima di bullismo per la sua omosessualità?
“Da ragazzo ho subito violenze psicologiche e fisiche, in Svizzera, poi attacchi omofobi anche in Italia. Purtroppo, questi episodi sono stati parte della mia vita. Ma per fortuna ho un carattere forte e sono riuscito a metabolizzarli e a non farmi sopraffare come purtroppo capita a molte persone”.

Tornando al suo lavoro, in attesa di nuovi progetti tv, ha aperto una casa di produzione.
“Non ho più vent’anni e non m’immagino un futuro in video e basta. Mi piace lavorare dietro le quinte e per questo ho fondato la Kidney Bingos, con cui ho realizzato un programma per l’Istituto Culturale Coreoano in Italia sulla musica K-pop. E poi ho prodotto un altro podcast, Artefatti, nel quale con Francesco Bonami parliamo di arte contemporanea, divulgando il tema in chiave inedita e ironica. In ogni puntata raccontiamo storie e tanti retroscena per imparare ad odiarla”.

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