Achille Lauro sulle polemiche ricevute, l’intervista a ‘Il Fatto quotidiano”
Achille Lauro: “Polemiche contro di me fuorvianti, potevano distruggermi. Dio? Vi spiego perché ci credo”. Il cantante risponde alle voci che lo danno per “finto” in una intervista a ‘Il Fatto quotidiano”. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Citi Dio in quasi tutto il disco. Cosa rappresenta per te?
“Io sono profondamente credente, ma in qualcosa di forse non ordinario, che riguarda il destino, il fato, un qualcosa di ultraterreno. L’iconografia rappresenta per tutti noi questi concetti. Ognuno dà al proprio dio una veste diversa, e mi riferisco alla nostra generazione. Io lo cito spesso. Come potrei non essere credente in qualcosa di superiore! Per quanto io pensi che ognuno sia abbastanza artefice del proprio destino, credo che ci sia sempre una mano a vegliare su di noi”.
In Generazione X parli di una generazione “che ha niente, che rifiuta la sua e anche la precedente. È un ritratto di quello che stai vedendo in questo periodo?
“Certo. Mi piaceva fare un parallelismo tra la generazione X, nata a cavallo tra il ’65 e l’80, e la nostra. Ci sono punti di contatto: non esiste più un dio, non si costruisce niente e non si crede in niente. È tutto un qui e ora, sono solo io e basta e in più siamo circondati da dipendenze. Ad esempio, oggi, la tecnologia, che ha tanti lati positivi ma dobbiamo essere coscienti che crea dipendenza e la accettiamo. E tornando a Dio, lo vediamo in qualsiasi cosa. Trovo che siamo un po’ tornati all’approccio di quella generazione”.
Achille Lauro: “Polemiche contro di me fuorvianti, potevano distruggermi
[…] Sei un personaggio divisivo. Antonio Ricci di te ha detto: “Non lo trovo sincero. Penso sia un ottimo prodotto di marketing, un perfetto indossatore per Gucci”.
Antonio Ricci fa quello che dovrebbe essere un programma di denuncia. Penso dovrebbe anzitutto informarsi e una volta che si è informato può esserci una critica. Non ho niente né contro di lui né in generale contro le critiche, anzi metto sempre in piazza me stesso.
Le polemiche che ci sono state contro di me sono state fuorvianti e avrebbero potuto anche distruggere un ragazzo sensibile, perché ci possono essere ragazzi che di fronte a un attacco mediatico fanno gesti incontrollati, io invece me ne fotto. ‘Rolls Royce’ era sì una canzone che parlava del genio sregolato, ma era l’emblema del lusso. ‘Voglio una vita così, voglio una fine così’ nel senso che l’inizio e la fine fanno parte della vita.
Per quanto riguarda la critica sul prodotto di marketing di Gucci, mi fa ridere che si dica che io sono un modello a cui è stato messo addosso un vestito. Nella mia carriera ho costruito io un mondo attorno alle mie canzoni perché credo che le canzoni non si ascoltino e basta, ma si guardino anche. Quindi alle persone che dicono così, non solo al signor Ricci, vorrei dire che sono stato io a presentare al direttore creativo di una casa di moda un progetto, non certamente per farmi sponsorizzare.
Prima di andare a Sanremo 2019 ho detto al mio team che avrei voluto portare partecipare presentando tutte le mie varie anime. Ossia un brano che in 4 minuti racchiudesse un momento emotivo, una parte di stupore, poi la parte punk con le avances. Volevo interpretare personaggi che avessero rappresentato l’essere liberi, che con i loro gesti avessero incarnato la libertà. Ho voluto prendermi anche il rischio di non essere capito.
Così il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, che per me è uno dei più grandi visionari perché ha cambiato la moda stravolgendo i canoni, ha messo “il fiocco” sul mio progetto. Come lui cerco anche io di stravolgere le regole della musica, fottendomene di tutto e andando incontro al rischio di perdere tutto, perché altri artisti sono attaccati alla loro strada, io invece non ho paura di perderla. Quindi alle persone dico di informarsi, perché non è stata una operazione di marketing e tecnicamente non avevo nessun vestito commerciale, destinato alla vendita, addosso” (foto).
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