Fabio Fazio sulla Littizzetto e non solo: l’intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’
Fabio Fazio: “Littizzetto? Consigliai alla mamma di farla smettere. Sogno di rifare un programma tv”. Il conduttore spiega come nasce una puntata di “Che tempo che fa”. E come vede il suo futuro in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Sono 18 quest’anno.
«Già. “Che tempo che fa” diventa maggiorenne».
E ha ancora l’energia di un giovane programma, con ottimi ascolti.
«I programmi che raccontano quello che c’è fuori sono senza fine, perché parlano della società, della cultura, della politica, dello spettacolo: è un continuo rinnovamento. Quanto agli ascolti, sono contento perché la domenica è un campo di battaglia feroce. E per un programma di parola, che quindi pretende di essere seguito e ascoltato, è una sfida. Nonostante la concorrenza forte, “Che tempo che fa” è entrato nelle abitudini del pubblico. Non era scontato. Tanto più che, da quando abbiamo iniziato a oggi, si è assistito alla moltiplicazione dei talk show».
Ed è risultato il programma più social del 2020, con 78 milioni di interazioni e quasi mezzo miliardo di “views” dei video pubblicati. Che rapporto ha lei con i social?
«Questi numeri sono una grande soddisfazione. La gestione dei social è ormai un aspetto molto delicato: coloro che da noi se ne occupano dedicano cura e attenzione. Ammetto però che il mio rapporto con i social rimane goffo. Faccio la foto, la pubblico su Instagram e dopo vedo che è sfocata… Su Twitter va meglio perché scrivo. Facebook non ce l’ho».
Fabio Fazio: “Littizzetto? Con lei si può adoperare la parola amicizia”
Qual è l’aspetto più difficile nella costruzione della sua trasmissione?
«Siamo un piccolo gruppo di lavoro, facciamo 33 puntate l’anno e ogni volta la scrittura ricomincia daccapo».
[…] Ha ospitato migliaia di personaggi, tra cui star internazionali. Con alcuni c’è amicizia?
«Con alcuni si è creata una consuetudine. Penso, tra gli altri, a Ron Howard (il Richie di “Happy days”, oggi apprezzato regista, ndr). Non azzarderei la parola amicizia perché non c’è il vissuto».
[…] L’ospite più divertente?
«Roberto Benigni mi fa ridere sempre tanto, come Christian De Sica, Antonio Albanese e Carlo Verdone».
E Luciana?
«Certo che mi fa ridere, ma non è un’ospite. La considero una parte di me, del mio corpo. Come l’artrosi…».
La prima volta che vi siete incontrati se la ricorda?
«Come no? Sarà stato 30 anni fa. Eravamo ad Aosta a un concorso di comicità. Lei era una delle concorrenti, io presentavo con Moana Pozzi e Bruno Gambarotta. Lei vinse e io pensai che fosse molto forte, ma ricordo di aver detto alla mamma: “Signora, Luciana è brava però questo lavoro è incerto, non si sa mai come va a finire”… sono stato protettivo. Vuol dire che non avevo capito niente: Luciana ha una potenza illimitata».
Avete mai litigato?
«Certo. Ogni tanto discutiamo ma la parola “amico”, che è una parola rara, con Luciana si può adoperare. E con gli amici non cambia niente se ci si manda a quel paese».
La donna più affascinante che ha ospitato?
«Lucianina e Filippa (Lagerbäck, ndr)».
Ma non sono ospiti…
«Bisogna essere fedeli».
Fabio Fazio: “Littizzetto? Consigliai alla mamma di farla smettere”
Provi a non esserlo per un momento.
«Va bene (ride). Se per fascino si intende bellezza estetica, ricordo che quando è entrata in studio Naomi Campbell è stata come un’apparizione: una cosa fuori dall’ordinario. Dopo di che le dico che Meryl Streep è una donna affascinante, come Liliana Segre e come lo era Rita Levi-Montalcini. O come Uma Thurman, che mi colpì per la sua sensibilità quando si commosse per la storia di Giulio Regeni. Il fascino prescinde dall’età, dall’aspetto, dal sesso».
Qualcuno le ha dato buca all’ultimo momento?
«Spielberg sarebbe dovuto venire con Tom Hanks e Meryl Streep ma non poté prendere l’aereo. Non ne ricordo altri, ma non rivedendo mai nulla di quello faccio, ho una memoria labile».
Perché non si riguarda?
«Perché mi imbarazza. Perché mi annoio, dal momento che so già che cosa succede. E perché credo sia meglio impiegare il tempo per fare cose diverse».
Per esempio?
«Dico sempre che mi piacerebbe rifare “Il pranzo è servito”. Sto pensando seriamente a un programma disordinato sulla storia della televisione, ma mi piacerebbe anche fare un programma di libri, un altro sulle ristrutturazioni delle case, uno sull’alpinismo, uno sulla storia dell’arte e mille altri. Tutto ciò dura sino alle 18. Dopo quell’ora mi persuado, invece, che dovrei smettere definitivamente di fare televisione. E questo succede ormai tutti i giorni».
Il format di “Che tempo che fa” potrebbe diventare un appuntamento quotidiano?
«Sicuramente sì. A dire il vero ci sto pensando da un po’, ma devo chiedere il permesso ai miei figli. Prima di venire qui in redazione ho ripassato con mia figlia i pronomi riflessivi».
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