Per Kate Winslet impersonare una donna gay le ha aperto un mondo, l’attrice britannica ne parla in una intervista a ‘Io Donna’
Kate Winslet: “Impersonare una donna gay mi ha fatto riflettere sulle esperienze passate”. L’attrice britannica, protagonista nel film ‘Ammonite’ dove interpreta il ruolo di una donna che vive una storia d’amore omosessuale, parla delle differenze di genere sul set in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
È cambiato il modo in cui la sessualità al femminile viene raccontata dal cinema?
“È un argomento impegnativo di cui discuto spesso in questi giorni, ripensando a ciò che ho imparato girando il film. Impersonare una donna che si innamora di un’altra mi ha fatto riflettere per la prima volta sulle esperienze nei miei set precedenti. Solo a posteriori riconosco oggi – e capisco meglio – di essere stata un po’ oggettificata.
Non sono né indignata né frustrata, per carità, ma Ammonite, ha fatto affiorare realtà. Sono riandata a tante scene intime di natura eterosessuale che ho girato e mi sono chiesta: «A me andavano bene? Ero d’accordo su come venivano filmate? Sono riuscita a esprimere il mio punto di vista, le mie sensazioni?». Come ci sentiamo noi, in prima persona, e come sappiamo amare noi stesse, anche sessualmente è fondamentale. Condividiamo, infine, il modo in cui le scene di sesso femminile vengono riportate dalla stampa, spesso per renderle controverse?
Ho sentito la responsabilità di partecipare a questa conversazione in modo adeguato: per descrivere scene intime noi dobbiamo per prime essere attente, scegliere le parole giuste senza cadere in descrizioni stereotipate e convenzionali. Invece di aggettivi come “torrido” o “erotico” possiamo usare per esempio “intenso” e “forte”: questi aggettivi descrivono a proposito, e meglio, le scene d’amore e sesso tra Mary e Charlotte”.
Kate Winslet: “Impersonare una donna gay mi ha fatto riflettere”
Nel film anche il rapporto tra Mary e sua madre è molto intenso.
“È una relazione fatta di desideri repressi e dolori inespressi, di necessità d’amore costantemente taciute. In questo senso, è fortissima. Non sapevano come comunicare, come esprimere l’affetto: la madre aveva già perso quattro o cinque figli e non voleva attaccarsi troppo all’unica che le era rimasta. Il loro, poi, era un legame forgiato più dal senso di sopravvivenza che dall’afflato affettivo. E allora si soffriva in silenzio”.
Lei che rapporto ha con sua figlia?
“Mia figlia ha 20 anni e mi dedico a lei come quando era bambina. È un grande privilegio, un regalo meraviglioso. È importante mostrare sempre il nostro affetto, essere presenti, tenersi per mano in ogni fase della vita”.
E con sua madre?
“Non so chi sarei stata o diventata senza mia madre: è morta nel 2017 e mi manca ogni giorno di più, specialmente nel periodo da poco trascorso, Natale era la sua festa preferita”.
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