L’acqua ossigenata neutralizza il coronavirus, è quanto emerge da uno studio effettuato da una equipe di ricercatori napoletani
L’acqua ossigenata neutralizza il coronavirus: i risultati di uno studio italiano. I gargarismi a base di acqua ossigenata, combinati ad uno spray nasale e a un collirio per gli occhi sono efficaci a prevenire e combattere il contagio da Covid nei soggetti paucisintomatici e in quelli asintomatici. È quanto emerge da uno studio condotto da una equipe di ricercatori napoletani. La ricerca è stata ripresa anche da una analoga indagine condotta dai ricercatori dell’ospedale Sacco di Milano che ne ha confermato l’efficacia.
Ora gli studiosi lanciano un appello al Ministero della Salute per ottenere fondi e test su larga scala per farne un protocollo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Infection Control & Hospital Epidemiology dell’Università di Cambridge, si fonda sulla osservazione quotidiana di alcuni pazienti risultati positivi al tampone. Gli stessi poi tornati negativi dopo essere stati sottoposti a una terapia che si fonda su tre azioni sulle vie d’accesso del virus nell’organismo: bocca, naso e occhi.
L’acqua ossigenata neutralizza il coronavirus: lo studio
Ne parla Antonio Del Prete, docente di Oftalmologia alla Federico II di Napoli, tra gli autori dello studio. «Nel dettaglio riteniamo che il virus possa essere neutralizzato prima che raggiunga l’epitelio, cosa che avviene mediamente nel giro di due giorni, potenziando le difese naturali con un gargarismo di acqua ossigenata al 3%, uno spray nasale sempre a base di acqua ossigenata all’1,5%, e un collirio per gli occhi a base di acidoipocloroso allo 0,01% o, in alternativa, a base di iodopovidone allo 0,6, da fare una volta al giorno. Farmaci normalmente in commercio e alla portata di tutti».
Le risultanze scientifiche non mancano, tuttavia perché lo studio dei ricercatori napoletani si tramuti in un protocollo vero e proprio occorre che venga testato scientificamente su un numero elevato di pazienti: «Per questo ci siamo rivolti al Ministero della Salute. Ci è stato detto che lo studio è scientificamente interessante ma che tuttavia non ci sono sufficienti risorse per farne un protocollo vero e proprio. Servono 200 mila euro, motivo per cui adesso stiamo pensando a una iniziativa di crowdfunding», spiega ancora Del Prete.
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