Christian De Sica e i 70 anni, l’intervista a ‘Il Messaggero’
Christian De Sica: “A 70 anni ricevo ancora la paghetta. Il mio rimpianto più grande è soprattutto uno”. L’attore si racconta ripercorrendo gli oltre 35 anni della sua carriera in una intervista rilasciata a ‘Il Messaggero’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
È bello compiere 70 anni?
«Mica tanto. Era meglio farne 24. Ma ogni mattina mi alzo e ringrazio Gesù per le fortune che ho avuto: una splendida famiglia e un mestiere non ho mai fatto per la fama o per i soldi, ma scegliendo solo le cose che mi divertivano».
Ha detto molti no?
«Rifiutai di fare il Conte Tacchia con Gassman e Montesano anche se mi offrivano 14 milioni di lire, una fortuna. Invece girai, per 600 mila lire, Sapore di mare. Ho fatto bene».
Oggi c’è spazio per i rimpianti?
«Uno mi brucia ancora: non mi hanno permesso di fare La porta del cielo, il film sulla storia d’amore tra mio padre Vittorio e mia madre Maria. Erano gli anni d’oro dei cinepanettoni e i produttori non riuscivano a vedermi al di fuori delle commedie. In questo Paese se fai bene il cowboy, devi farlo per sempre».
Però ha guadagnato moltissimo, che rapporto ha con il denaro?
«È un macello. Non ho la minima idea di quello che guadagno, gestisce tutto mia moglie Silvia. Oggi, a 70 anni, mi dà ancora la paghetta».
Quanto?
«Cento euro alla settimana, benzina esclusa. E fa bene: se potessi spendere liberamente, combinerei solo guai. Magari tornerei a casa con un elefante imbalsamato. O rischierei di comprare 300 euro di mozzarelle, come feci una volta».
Christian De Sica: “70 anni? Meglio i 24…”
Ha suscitato molte invidie?
«Sì, in Italia il successo non te lo perdonano. Mi hanno fatto tante cattiverie, ma io preferisco cancellarle e pensare solo alle cose belle».
La cattiveria più grande che ha ricevuto?
«Nel 2000, quando un petardo di Capodanno mi esplose in faccia mettendomi fuori uso l’occhio destro, dovevo fare Un americano a Roma al Sistina e più di un collega si precipitò da Garinei dicendo: De Sica ormai è cieco, prendo io il suo posto. Ma dopo 9 operazioni tornai in pista e lo spettacolo fu un enorme successo».
Che cosa ha rappresentato quell’incidente?
«Il ricordo più brutto della mia vita. Ma grazie alla tempestività di mia moglie e di Aurelio De Laurentiis, da Cortina fui portato immediatamente all’ospedale e salvato».
[…] Il suo flop più grande?
«Avevo 21 anni e conducevo una serata a Vibo Valentia, con giacca rosa e capelli lunghi. Cantavo una canzone francese, Chaînes, catene, e la gente mi urlava Ricchione!».
[…] Ansie?
«Per la salute. A 20 anni non ci pensi, a 70 ti preoccupi».
Ha lasciato delle tracce il Covid?
«No, archiviato senza conseguenze. Costringendomi a casa, mi ha permesso semmai di vedere le serie che avevo perso».
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