Pierfrancesco Favino sui tre moschettieri e non solo, l’intervista a ‘TV Sorrisi e canzoni’
Favino: “Tre moschettieri? Questo secondo capitolo ci ha dato una brutta botta”. L’attore romano parla del film andato in onda a Natale in una intervista a ‘TV Sorrisi e canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] parliamo del film, a metà tra una favola e “L’armata Brancaleone”…
«Una favola lo è sicuramente, ancora più che nel primo film, perché la presenza dei bambini questa volta è molto importante. E sì, i nostri personaggi sono dei Brancaleone, smitizzati e non più eroici come un tempo, rivisitati da noi in tono da commedia».
Duelli e cavalcate… ma avete ancora l’età per fare i moschettieri?
«Questo secondo capitolo ci ha dato una brutta botta (ride)».
Il suo D’Artagnan ha un esilarante modo di parlare. Com’è nato?
«In treno! Con il regista Giovanni Veronesi all’inizio avevamo un’altra idea, ma mentre ero in viaggio e rileggevo il copione, ho ragionato sul fatto che D’Artagnan fosse un personaggio della cultura francese, un eroe fanciullo. Così nella lettura successiva ho fatto sentire a Giovanni questo strano modo di parlare e si è divertito tantissimo. Questo è uno dei personaggi a cui sono più legato perché in lui c’è qualcosa di me, l’aspetto giocoso e comico, il fatto che sia un po’ bambino. Mi diverto molto a interpretarlo».
Favino: “Tre moschettieri? Questo secondo capitolo ci ha dato una brutta botta”
Quel modo di fare se l’è portato dietro anche nella vita?
«Ogni tanto lo faccio con le mie figlie e per strada mi capita che soprattutto i bambini mi chiedano di parlare in quel modo e questo mi inorgoglisce».
[…] Lei che rapporto ha con le favole?
«Ancora oggi mi piacciono, raccontare favole è il mio mestiere. Anche quando sono storie vere».
Ma lei da piccolo giocava a fare il moschettiere?
«Ho sempre provato un certo fascino per i mantelli e i mascheramenti, meno per le spade. Hanno iniziato ad attirarmi grazie a questo film: tirar di spada è stato divertente, faccio io tutti i duelli che vedrete sullo schermo».
Con le sue figlie gioca ancora?
«Lea, che ha 8 anni, propone “giochi di ruolo” mentre Greta, di 14, preferisce suonare o ascoltare musica con me».
E con sua moglie Anna?
«Abbiamo giocato su questo set. Per la prima volta recitiamo nello stesso film, anche se lo avevamo già fatto a teatro. È andata bene».
Il segreto del vostro amore?
«Vedersi poco (ride). Scherzo, penso che siano il sostegno reciproco e la condivisione di un progetto di vita e professionale, che volutamente non ci aveva mai portato a lavorare assieme, finora. Ognuno deve avere il suo percorso. Quando hai la possibilità di avere i tuoi spazi e poi ti rincontri, il desiderio di condividere è ancora più grande».
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