Gigi Marzullo re della notte? Il giornalista si racconta a “I Lunatici” su Rai Radio2
Marzullo: “Re della notte? Non so come sono diventato. La più grande ingiustizia della vita è soprattutto una”. Il giornalista è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte, dalla mezzanotte alle sei del mattino.
Sulle sue trasmissioni sempre di notte. “Non so come sono diventato il re della notte, non posso dirlo io. Tutto è iniziato quando la notte televisiva era chiusa, i programmi chiudevano. C’era il monoscopio. Mi chiesero di inventarmi qualcosa, io ero al quinto piano di Viale Mazzini, ci inventammo mezzanotte e dintorni. E’ stata una cosa che ha avuto molta attenzione, complice anche la notte. Di notte le riflessioni aumentano, raccontare il proprio percorso umano ha creato all’epoca come oggi un certo interesse. Il buio può regalare tristezza ma anche riflessioni profonde. La notte è un momento particolare per ognuno di noi”.
Sui suoi sogni da ragazzo. “Io volevo fare il medico chirurgo da piccolo. Poi lo psichiatra. Ma sono sempre stato attratto dal mondo dello spettacolo. Mi sarebbe piaciuto anche fare l’attore, ma frequentavo l’università e un po’ per paura ho preferito continuare a studiare. Mi sono fatto indirizzare dal cuore, non mi pento di nulla”.
Sul suo libro edito da Rai Libri ‘Si faccia una domanda’. “Non sapevo di avere una capacità innata di fare domande. L’ho scoperto strada facendo che forse era nelle mie corde. Sono andato a vederla prima io e poi se ne sono accorti anche gli altri. Mi piace fare domande, ma soprattutto prestare molta attenzione alle risposte. Per fare una intervista bisogna prestare attenzione a quello che l’interlocutore ti regala, per poi inserire nelle risposte altre domande”.
E ancora: “E’ un meccanismo che mi viene spontaneo, sono mosso dalla curiosità di conoscere gli altri. Conoscere gli altri è un momento di arricchimento ma anche di conoscenza. Le interviste indimenticabili? Mi vengono in mente Sofia Loren o Woody Allen, ma è difficilissimo da dire, ho intervistato 7000 o 8000 persone. Personaggi ostili? Non ne ho avuti. All’inizio qualcuno era dubbioso, proponevo un modo di raccontarsi in televisione che non era abituale, ma poi le persone che hanno accettato di venire sono state molto gentili”.
Il suo concetto di felicità. “Già nascere è una fortuna. Se poi si sta anche bene in salute, si vuole bene e si è ben voluti, questa è la serenità. Poi la serenità di tanto in tanto può avere dei picchi che diventano felicità”.
Sul momento che stiamo vivendo. “Gli italiani stanno reagendo bene. Sono bravi, sanno esserlo quando devono. C’è una giusta limitazione delle libertà individuali vista la pandemia. Io sto vivendo con un misto di paura e coraggio. Non bisogna mai scoraggiarsi. Natale? Il mio sarà tranquillo, non amo particolarmente mangiare molto, starò tranquillo, sarà un Natale diverso ma uguale in un certo senso a quelli del passato. È più un fatto interiore”.
Sulle sue paure. “Cosa mi fa paura? La morte. Ci penso spesso, la considero la più grande ingiustizia della vita. Bisogna sperare che la nostra vita non finisca con l’esperienza in questa terra. Su questo mi faccio molte domande, qualche volta arriva una risposta, qualche volta no. Continuo a farmi domande”.
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