Gianmarco Tognazzi e la vita da contadino, l’intervista a ‘OFF’, l’inserto de ‘Il Giornale’
Gianmarco Tognazzi: “La mia nuova vita da contadino. Perché ho abbandonato la mondanità”. L’attore figlio d’arte parla della sua nuova avventura fuori dalle scene in una intervista a ‘OFF’, l’inserto de ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Oggi la tua vita, quella che esula dai ciak televisivi e cinematografici, si svolge in campagna, a Velletri: tra cantina e progetti culturali, qui porti avanti un grande progetto: raccontare Ugo.
“Sono nato in campagna, e qui ci sono stato fino a 18 anni; poi sono scappato, come accade a tutti i ragazzini alienati da questi luoghi. Dopo 25 anni sono tornato a riprendere le redini de La Tognazza Amata, in quel luogo in cui mio padre avrebbe voluto aprire un ristorantino, e che invece oggi ospita l’Associazione Culturale “Amici di Ugo Tognazzi”, con cui cerco di fare la promozione della figura di Ugo sotto il profilo culturale, enogastronomico e culturale”.
[…] Seguirai quindi il sogno di quel “ristorantino” di papà?
“No, è troppo. Sono tifoso del Milan, sono attore, sono tornato a vivere lì: non vorrei sembrare come quello che vive in funzione della sua figura. Certo, con l’associazione culturale cerco di far capire l’importanza che il territorio aveva per mio padre, a livello culturale ed enogastronomico, con corsi tecnici e attività ludiche e ricreative. Tutto quello che c’è ora l’ho portato avanti con mia madre: con tutte le follie italiane che ne conseguono, riuscirci è un miracolo. Lo sto facendo per amore, quello di mio padre per questa terra. Voglio che le associazioni culturali dei Castelli Romani interagiscano tra loro, perché c’è un potenziale culturale che non viene adeguatamente sfruttato”.
Gianmarco Tognazzi: “Oggi contadino, ecco perché ho abbandonato la vita mondana”
Qual è il contributo invece degli altri Tognazzi?
“La campagna non va avanti con la lontananza, ma con il sudore di chi la abita. Loro hanno fatto altre scelte. Eppure la mia famiglia si è sempre contraddistinta per un modo di essere, che parte da un insegnamento involontario che nostro padre ci ha dato: la condivisione, lo stare insieme agli altri, ma soprattutto una onestà di fondo, innanzitutto con se stessi, che è stato il grande motivo per cui mio padre è sempre stato visto come una persona accessibile da chiunque, anche da chi non lo conosceva. Ad ogni modo Ricky è molto più abile di tutti noi ai fornelli: se ci mettiamo in cucina mi fa un culo così; Maria Sole, invece, è la più esperta di ristoranti; io della terra”.
Allora un progetto insieme mi sembra obbligatorio
“Perché no, ma abbiamo tre famiglie con tre locazioni diversi. Con un fratello in Norvegia. Poi ovviamente spesso ci vediamo, o a casa di uno o a casa di un altro. Abbiamo un rapporto stretto, ho sentito la loro fiducia in quello che ho fatto, ma a volte capita che non ci si senta per mesi. Ma questo non significa nulla”.
[…] Ma fortunatamente non frequenti i “salotti” dell’ambiente.
“In campagna puoi frequentare le vigne, non i “salotti”. Sono stato un ragazzo mondano quando ero “uccel di bosco” e pensavo solo alle signorine, prendendo schiaffi a sinistra e destra. Il cretino l’ho fatto per 18 anni, poi si conosce la donna giusta (ndr, Valeria Pintore), fai dei figli (ndr, due), e torni a vivere in campagna”.
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