Luca Bizzarri su Salvini e non solo, il conduttore e comico contro tutti in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’
Luca Bizzarri: “Salvini? Uno sconforto. Le Iene hanno esagerato. Il problema della nostra politica è soprattutto uno”. Il conduttore e comico contro tutti in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Lei pensava che il teatro fosse un mondo di tipi strani e invece.
«L’arte è peggio! Ho conosciuto il direttore del museo Picasso, un tipo assurdo ma geniale. Io qualche volta mi sento un underdog, eppure mi piace sedere qui, sbalzi di pressione a parte. E una cosa l’ho capita: in Italia nell’arte girano troppi soldi o troppo pochi. Nel teatro, invece, quasi niente, cosa di cui nessuno parla in questo periodo così duro. Sa che cosa mi fa incazzare?»
Luca Bizzarri: “Vedere i calciatori che in campo si abbracciano e pensare ai teatri…”
Che cosa? (occhio alla minima)
«Vedere i calciatori che in campo si abbracciano e pensare che nei teatri gli attori si stanno arrangiando con i monologhi e praticamente senza pubblico. Certo, dopo questa intervista mi farò molti amici».
«Non hanno un amico» è uno dei suoi tormentoni sui social quando prende di mira i politici.
«Ma è vero. Il problema della nostra politica è la comunicazione, che è senza una bussola, che ammicca alla pancia, che punta a sganciare le parole dalla realtà. Ora dirò una cosa che la farà sussultare: io qualche volta sono anche d’accordo con quello che dice Salvini».
Non ci credo.
«Finisco: posso essere anche d’accordo su qualcosa di quello che dice, ma quando chiede se può togliersi la mascherina per parlare con una signora e Floris gli risponde “eh no, se non sta a un metro e mezzo, no”, come si fa a non cadere nello sconforto? Eppure quello è il vero Salvini. Io mi deprimo quando qualche politico si mette a litigare con me su Twitter: non dovrebbero farlo! Non dovrebbero parlare con un comico! Non dovrebbero scavarsi la fossa così. Loro dovrebbero essere migliori di me».
È il gioco dei social
«Per me i social sono un topolino che si crede un elefante».
Ma la politica la corteggia eccome.
«Altroché. Ogni tanto arriva qualche telefonata. La cosa bella è che arriva ora da una parte ora dall’altra, perché non sono inquadrabile. Naturalmente rispondo sempre “no, grazie”. Non riuscirei a infilarmi in una campagna elettorale continua, alla ricerca solo del consenso. Ah, lo sa che io siedo qui con i voti di Lega e Forza Italia?»
Luca Bizzarri: “Salvini? Continua campagna elettorale che potrebbe portare a una deriva”
Non ci credo — bis.
«Non solo. Sono anche nell’assemblea del Teatro Stabile, voluto da Cinque Stelle e Pd. Non ci crede, eh?»
Più che altro perché lei a volte picchia duro con le critiche.
«La dico tutta. Questa continua campagna elettorale alla ricerca del consenso potrebbe portare a una deriva autoritaria: ad un certo punto si sentirà il bisogno di dire “ok, per cinque anni fermiamoci e teniamoci questi”. Io avrei detto di sì ad un impegno politico solo se me lo avesse chiesto Massimo Bordin. Una delle persone che ho più ammirato in tutta la mia vita. Come Gaber. Lo incontrai che ero da poco riuscito a entrare alla Scuola dello Stabile di Genova. Fumammo una Marlboro dietro l’altra e alla fine mi disse “Non stare ad aspettare che ti chiami questo o quello, vai nelle pizzerie e fa’ quello che sai fare. In sintesi, mi disse “Arrangiati”».
Luca, lei dov’era durante il G8 di Genova?
«A Riccione, per scelta. Non mi piaceva quello che stava succedendo, la città trasformata in una caserma e proteste che travalicavano il giusto dissenso».
Che tipo di ribellione ha coltivato negli anni?
«Da ragazzino io, figlio di carabiniere, davo una mano ad un amico nordafricano nel contrabbando di sigarette. Sapesse che gioia per i miei. Ma comunque, quando scoppiò la prima guerra del Golfo chiesi a questo amico da che parte stava. Lui mi diede una risposta fantastica: “Je suis pour la logique”. Anche io da allora sono sempre stato dalla parte della logica, non dell’ideologia tout court».
Quando cadde il ponte Morandi però lei era qui.
«Per tre giorni non ebbi la forza di fare nulla, letteralmente. Chiuso in casa, a letto. Poi commisi un grave errore: presi la Vespa e andai a vedere. Fu terribile. Qui a Palazzo Ducale abbiamo raccolto i racconti dal ponte e poi facemmo una serata incredibile. Io non ebbi il coraggio di leggerli prima, piangevo come un bambino».
Luca Bizzarri: “Salvini fa cadere nello sconforto. Le Iene? A volte hanno esagerato”
Lei piange spesso o sbaglio?
«Sempre, sono un frignone. Ma la cosa bella è che piango nei momenti sbagliati. Per dire, se guardo le Olimpiadi piango quando alle premiazioni. Non riesco a vedere un film emozionante senza frignare. E pure se rivedo le vecchie puntate di “Scherzi a parte”: quando svelano che è tutto uno scherzo io comincio a lacrimare».
È stato a «Scherzi a parte» che lei ha parlato con Berlusconi, vero?
«Ci avevano affidato (assieme a Paolo Kessisoglu, ndr) una puntata speciale con scherzi vecchissimi. Chiesti a Fatma Ruffini di intercedere per me per portare Silvio in trasmissione ma lei mi rispose che non ci pensava nemmeno a disturbarlo per così poco. Allora entrai in redazione e dissi ad alta voce: “ma insomma, vorrei tanto Silvio come ospite ma come ci arrivo?”. All’epoca con noi lavorava una ragazza tanto brava quanto bella. Tempo mezz’ora e lei me lo passò al cellulare. Alla fine non venne, comunque».
Luca, lei è stato per dieci anni uno dei volti delle «Iene». Nessuna autocritica?
«Ero solo un presentatore ma questo non vuol dire che non potessi esprimere dissenso per qualche servizio. E l’ho fatto. Per me sono stati una famiglia e con alcuni ci sentiamo regolarmente, però, sì, a volte hanno esagerato. Per dire, non amo quel modo di guardare la droga con attenzione morbosa, dal buco della serratura. Non ho amato certi servizi sulle presunte cure anti-cancro. Detto questo, hanno fatto più bene che male alla televisione. Il tampone ai politici è un colpo di genio».
In generale, di che cosa ha paura?
«Ma di tutto. Io vivo nelle paure, vivo terrorizzato, ma sono anche uno che se le va a cercare. Mi piace mettermi nei guai per poterne uscire. Una volta accettai di correre con la macchina, la Sei ore di Misano Adriatico. Quando scesi piansi a dirotto. Sono uno che ama mettersi nei casini. Solo in un pasticcio ho sempre evitato di infilarmi».
Quale?
«La paternità. Perché va bene tutto, ma fin lì non riesco ad arrivare».
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