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Spettacolo

Michele Bravi torna dopo l’incidente: “Mentre affrontavo il buio ero ossessionato da una domanda”

Michele Bravi torna dopo l’incidente: l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Michele Bravi torna dopo l’incidente: “Mentre affrontavo il buio ero ossessionato da una domanda”. Il cantante torna sulle scene dopo l’incidente in cui ha perso la vita una donna. Di seguito vi proponiamo alcuni passaggi dell’intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’.

Michele Bravi non riesce a parlare del suo come un ritorno.
«Non lo è. Non è facile spiegarlo, ma è come fare tutto per la prima volta. Ho un modo diverso vivere le cose, ho una voce diversa, una faccia diversa. È difficile trovare anche solo una connessione con quello che ho fatto fino ad ora».

In che cosa si sente cambiato?
«Quando subisci un trauma forte la tua vita si sposta su un livello nuovo, completamente diverso, che non parla con quello di prima. Quando rivedo le mie vecchie immagini — io a Sanremo, io su un palco di qualche tour — è come se stessi guardando non dico uno sconosciuto, ma una persona che vive nel palazzo di fronte al tuo: la riconosci ma non sai bene chi sia, non la stringi. Mentre stavo affrontando quel buio sono stato ossessionato dalla domanda che in tanti mi facevano: quando torni? Ma la questione era: chi torna? Sono una persona molto diversa».

E che persona è?
«Adesso conosco molto bene il peso dell’imprevedibile. Il male dentro di me ora ha una forma, un colore, una faccia. Non è più un concetto astratto. È come se di colpo cambiassi la lente con cui inquadri il mondo; ora vedo tanti dettagli a cui prima non badavo. Un giovane è proiettato sul futuro, lo rincorre. Adesso però io sono profondamente radicato nel presente: è un esercizio costante ma che mi ha salvato. Per tanti mesi ero assente anche a me stesso».

Michele Bravi torna dopo l’incidente: “Ho avuto la fortuna di avere qualcuno che mi guidasse”

Nel suo nuovo disco parla di quel buio…
«Ho avuto la fortuna enorme di avere con me qualcuno che nel buio mi guidasse: una persona che mi ha preso per mano e mi ha detto seguimi. E, piano piano, se non ne sono uscito almeno ho imparato a vivere nel buio, ad accettarlo come condizione e orientarmi, senza che mi soffocasse. Questa persona mi ha dato, con pazienza, le coordinate per farlo, e mi ha letteralmente chiesto di tornare a usare la creatività per raccontare tutto questo. Sono nate così queste canzoni».

Sta parlando di un amore?
«Penso esistano legami che siano più forti dell’amore: c’è la lingua dell’amore e la lingua della vita e questo è il caso. Ci frequentavamo ma non avevo riconosciuto la sua importanza. Nel tempo ho riconosciuto la generosità che ha avuto nel capire il mio dolore senza invaderlo. Mi ha assistito mentre lo assorbivo e senza che mi accorgessi è stato il mio salvagente. Adesso si è trasferito dall’altra parte del mondo, ma c’è ancora nella mia vita: non è qui ma la sua presenza resta».

[…] Il processo per l’incidente è slittato per l’emergenza sanitaria. Come si sente per questo?
«È una vicenda che riguarda tante vite e credo che ogni volta che si ritira fuori tutto non sono l’unico a soffrire, a pagare il peso di un’esposizione tra l’altro non richiesta. Quindi sì, mi preme chiudere questo capitolo doloroso per fare in modo che tutti possano trovare uno spazio giusto per collocare quello che è successo».

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