Giovanna Mezzogiorno si racconta in una intervista a ‘Io Donna’
Giovanna Mezzogiorno si racconta: “Ho picchiato Bellocchio sul set. Mio padre? Un uomo difficile, quando è morto…”. L’attrice ripercorre alcune tappe della sua vita in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Io Donna’ . Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Il suo ultimo film, Tornare, diretto da Cristina Comencini, è in streaming da qualche giorno.
“Un film forte, cupo, che torna sui temi cari a Cristina, la famiglia, la violenza…”.
Un film sul tempo e sul potere straordinario della memoria. Che avrà sollecitato ricordi anche in lei.
“Lo fanno tutti i film, soprattutto quando sono intensi come questo. In Tornare io sono in scena sempre, non c’è mai stata pausa nella tensione emotiva sul set. E ci sono stati momenti molto intensi, anche duri. C’è una scena in cui io rivedo me stessa ragazza, bella e libera, a una festa. Sì, mi ha fatto ripensare a me stessa adolescente. Io ero una vera peste, tremenda, sempre arrabbiata, molto ribelle, ma non ribelle come Alice. Alice è un’adolescente indomabile, disubbidiente, ma gioiosa. Io no, ero arrabbiata coi miei genitori, e questo mi rendeva triste. Non ho avuto una bella adolescenza, Alice si divertiva, viveva la propria giovinezza felicemente. Mi ha fatto pensare a me, ma nella differenza”.
Alice da adulta rivisita psicoanaliticamente il proprio vissuto e riconosce i “ruoli” che ognuno rivestiva in famiglia. Lei si guarda indietro? Reinterpreta?
“Mio padre è mancato che io non ero ancora un’adulta, avevo solo 17 anni. Tutto è cambiato nella mia famiglia in quel momento. Io ho dovuto rivestire il ruolo di madre di mia madre distrutta dal lutto, lo amava tantissimo… Mio padre era un padre severo, autoritario: anche se poteva fare il burlone, sapeva esattamente quello che voleva, anche da me. Mi obbligava, mi costringeva in tante cose… Era un padre anche difficile. Mia madre era semplicemente materna. Tutto sommato il nostro era un trio che funzionava, ma quando lui è uscito di scena, i ruoli di noi che restavamo si sono confusi e per mia madre è iniziata la discesa”.
Giovanna Mezzogiorno si racconta: “Mio padre non ha mai voluto intromettersi nel mio futuro”
Tra gli obblighi che suo padre le proponeva, non c’è stato anche quello di seguire le sue orme, diventare attrice, studiare con Peter Brook, che era già stato suo maestro e per la cui regia lei poi esordì come Ofelia in Qui est là?
“Mio padre non ha mai voluto intromettersi nel mio futuro. È stato solo quando è mancato che ho deciso di partire per Parigi dove mi sono diplomata all’Accademia di arte drammatica e poi ho fatto quello spettacolo per tre anni. È stato da quel momento, da quel primo spettacolo, da quella messa alla prova vissuta sulla mia pelle, che ho capito quanto quella “cosa”, recitare, che era stata la vita di mio padre, di mia madre, poteva essere anche mia. Solo a quel punto mi sono autorizzata”.
E ora sono venticinque anni di carriera, tra cinema e teatro.
“Non mi sono mai fermata, a parte la pausa per la maternità. È difficile tenere insieme tutto, ma è importante non mollare, non afflosciarsi su casa-figli-famiglia. Il lavoro è vitale, è carburante”.
[…] quali momenti cardine nella sua vita, nel suo lavoro, riemergono con chiarezza?
“Vincere di Marco Bellocchio è stato il mio podio (vi interpretava Ida Irene Dalser, Filippo Timi era Mussolini, ndr). Un film faticosissimo, Marco non è un regista facile, un giorno l’ho preso a botte, l’ho anche morso sulla spalla. Volevo che smettesse di tenere le distanze, di parlarmi attraverso gli assistenti. Gli stavo dando il sangue, dovevo trovare il modo di vincere la sua fiducia. Credo, alla fine, di esserci riuscita”.
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