Il dramma di Ema Stockholma raccontato in tutta la sua crudezza ai microfoni del format “I Lunatici”, in onda su Rai Radio2
Il dramma di Ema Stockholma: “Picchiata e abusata, mia mamma era un mostro. Così ho spezzato il tabù”. La Dj è intervenuta ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.
Ema ha parlato del suo libro ‘Per il mio bene’ in cui racconta degli abusi e le violenze subite dalla madre: “Non ne ho parlato per 36 anni. Poi ho sentito un caso si cronaca, di un bambino a Napoli morto in casa, ucciso dalle botte. Tutti si sono indignati, giustamente, però sono cose che succedono più spesso di quanto si pensi. E siamo tutti complici di certe cose. Perché quando un bambino muore in casa, non è la prima volta che le prende. Bisogna sbirciare tra le tende dei nostri vicini”.
Scrivere è stata una cura. “Bisogna capire di più cosa succede ai nostri bambini. Io avevo bisogno di essere aiutata. Mia madre, a sua volta, aveva bisogno di aiuto. Così ho iniziato a scrivere. Per spezzare questo tabù. Per aprire gli occhi della gente. Io non ho usato il libro come una terapia, terapia la faccio già a parte. Ho iniziato a stare meglio non quando l’ho scritto, ma quando altri hanno iniziato a leggerlo. E’ come se fosse andata via una parte di rabbia. All’improvviso mi sono sentita compresa. Calma. Non dovevo più lottare da sola”.
Raccontarlo come esempio per gli altri. “Centinaia di persone che hanno vissuto esperienze simili alla mia mi hanno scritto. Sono moltissime le situazioni simili. E’ spaventosa questa cosa. Spesso ci si vergogna di parlarne. Se vedi una che lavora in Radio, che hai visto a Sanremo, che ne parla, forse capisci che non c’è niente di cui doversi vergognare. Mi hanno scritto anche molti genitori che leggendo il mio libro hanno capito che devono affrontare il loro lato oscuro”.
Mia mamma un mostro. “Quando ho iniziato a pensare che mia madre fosse un mostro? Non lo ricordo. L’ho pensato da sempre. E’ come se fossi nata con questa consapevolezza. Ricordo benissimo quando invece a quindici anni ho promesso a me stessa che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei preso le botte. Ho preso e son partita. Avevo 15 anni. Sono scappata. Me ne sono andata. Istinto di sopravvivenza”.
Il dramma di Ema Stockholma: “Verso mia madre non ho mai avuto sensi di colpa. Verso mio fratello sì”
Sul pericolo di convivere con il senso di colpa: “Mia madre mi diceva delle cose talmente assurde che io anche se ero piccola e avevo quattro o cinque anni sapevo che non avevo fatto niente. Sapevo che il problema ce l’aveva lei. Verso mia madre non ho mai avuto sensi di colpa. Verso mio fratello sì. Quando sono andata via di casa l’ho lasciato lì. Mi sono sentita in colpa per averlo abbandonato. Ci ho dovuto lavorare molto. Oggi siamo legatissimi”.
Sul perdono: “Io non sono cattolica, quindi per me il perdono non è una cosa obbligatoria. La comprensione e l’empatia per me sono obbligatorie. Provo empatia verso questa persona che mi ha fatto del male che però a sua volta ha sofferto. Io non ho ricevuto nessun aiuto ma neanche lei. Non la perdono perché alcune cose me le ricorderò per sempre. Non dobbiamo per forza fare i finti buonisti. I sentimenti negativi sono comunque sentimenti importanti. Però bisogna provare empatia. Sempre mettersi nei panni dell’altra persona”.
Sull’amicizia con Andrea Delogu: “Siamo amiche davvero. Non abbiamo mai litigato anche se siamo diverse su tutto. Gusti, musica, modi di vivere. Lei è il giorno, io sono la notte. Lei alle 23 anche se è a cena si spegne, si addormenta sul tavolo. Siamo l’opposto su tutto, ma Andrea è una delle poche persone che questa storia che ho raccontato nel libro l’ha veramente ascoltata e capita. E’ una donna coraggiosa e poi è divertente. Fa ridere tanto, credo sia unica. Non conosco qualcuno come lei”.
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