Carol Alt e Senna l’amore più discusso dell’epoca raccontato dall’attrice in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’
Carol Alt: “Senna l’amore della vita, aveva un presentimento. Nelle mie vene scorre sangue italiano”. In Italia ha raggiunto l’apice della notorietà quando è stata protagonista del film “I miei primi 40 anni” girato da Carlo Vanzina nel 1987 e tratto dal romanzo di Marina Ripa di Meana.
A distanza di 33 anni l’attrice statunitense torna al Cinema italiano con la commedia prodotta da Eagle Pictures, in uscita nelle sale il 26 marzo. Sarà infatti orotagonista in “Un figlio di nome Erasmus”. «Nelle mie vene scorre sangue italiano», dice in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’, di cui vi proponiamo alcuni passaggi.
Cosa ricorda del suo arrivo in Italia?
Tutto, come fosse ieri: sono atterrata a Roma il 20 luglio del 1979. In quel viaggio c’erano tante prime volte: la prima volta in aereo, in Italia, a Roma… Dal finestrino del bus cominciai a battere la mano contro il vetro: “guardate, il Colosseo!”».
Subito dopo finì sulla copertina di Harper’s Bazaar Collection.
« Mi ritrovai a lavorare dalle 6 di mattina alle 2 del pomeriggio, scattando con i più grandi fotografi, da Patrick Demarchelier ad Albert Watson: era tutto eccitante e strano, vivevo al Grand Hotel e mangiavo sul set panini di prosciutto di Parma imburrati e senza crosta. Qualcuno la toglieva».
Erano gli anni del film «Via Montenapoleone» di Carlo Vanzina: lei e Renée Simonsen (la supermodella danese co-protagonista) diventaste due icone nazionali.
«Un giorno mentre giravamo in via Montenapoleone lei sparì e Carlo Vanzina la cercava dappertutto. Dopo dieci minuti tornò con un sacchetto della Perla: aveva visto in vetrina un completo di lingerie ed era entrata a comperarlo perché era in arrivo John Taylor dei Duran Duran, il suo boyfriend».
Neanche un po’ di rivalità?
«No, perché era una gara persa: se eravamo insieme la gente si voltava a guardare lei, che era bionda e altissima. Sembravo la sorella bruttina».
Carol Alt: “Senna l’amore della vita, una frase mi colpì”
La Milano da bere, le serate al Nepentha con le modelle: quanto c’è di vero di quella iconogra fia che è stata raccontata?
«Direi poco per quanto mi riguarda: lavoravo ogni santo giorno, mi svegliavo alle 4 del mattino per affrontare le due ore di trucco e capelli prima di posare. La verità è che se sei una top model non puoi uscire la sera. Quelle che vedi nei locali sono le modelline…».
Una vita un po’ noiosa.
«Se sei debole, fisicamente e psicologicamente, non puoi fare quel mestiere. Le agenzie erano pressanti, non sapevi mai se lo stilista di oggi ti avrebbe chiamato a sfilare anche domani: ho molti più amici nella moda oggi che allora. Non c’era tempo per le pubbliche relazioni: andavo a casa la sera e non volevo più vedere nessuno».
E il piatto dei playboy piangeva…
«Mi ricordo che uno di loro riuscì a convincere la portineria del mio hotel a organizzare una cena romantica per due in camera. Lo mandai via digiuno: ero troppo stanca. Neppure i diamanti funzionavano. Pensavo: posso comperarmeli da sola, ora mi riposo».
Poi ha incontrato Ayrton Senna.
«Ma è stato un caso: c’era mio marito a Milano (il giocatore di hockey su ghiaccio dei New York Rangers Ron Greschner), ma dopo una lite furiosa fece la valigia e ripartì. Il mio assistente per tirarmi su mi disse: “preparati che andiamo a una sfilata”. Lì i fotografi continuavano a urlare: “Carol fai una foto con blablabla …”, un nome sconosciuto, credevo fosse un attore, e anche dopo la foto insieme continuavo a ignorare chi fosse Ayrton Senna».
Fu un colpo di fulmine?
«Sì. Lui mi invitò la sera stessa a cena, io rifiutai perché avevo già un impegno. Il mio assistente mi ordinò: “Carol sei matta, vai!”».
Cosa aveva di speciale?
«Era semplice, come nessun altro avessi conosciuto prima di allora. Quella sera siamo andati al ristorante e ho toccato le stelle. Non avevo idea di chi fosse, ma la chimica era fuori dal comune».
Vi sareste sposati prima o poi?
«Chi può dirlo, non ne parlavamo, ma era un tipo che faceva sul serio. Una volta mi disse: “Carol dobbiamo sbrigarci perché non abbiamo molto tempo”».
Cosa intendeva?
«Credo che fosse un presentimento, sapeva di fare un mestiere pericoloso. Era un modo per dirmi di stringere i tempi».
Carol Alt: “Senna? Lasciai mio marito. Marina Ripa di Meana non voleva me”
Siete stati gli amori delle vostre vite?
«Senza dubbio».
Senna era circondato da donne stupende, era gelosa?
«No, per nulla. Se sto insieme a una persona gli do tutta la mia fiducia. Neppure lui lo era: i brasiliani non sono come gli italiani».
Un ricordo insieme?
«Lui guidava la sua Ferrari in campagna, io accanto ridevo felice. Dopo quella corsa folle ci fermammo per fare benzina a Novara, ma Ayrton non sapeva come fare. Così bussò al finestrino del signore in fila dietro di noi, per farsi aiutare. Quel tipo cominciò a gridare: “Oddio ma tu sei Ayrton Senna!”. E la moglie accanto, gridando più forte: “E lei è Carol Alt!”: fu comico».
Lei era al colmo della sua popolarità, aveva girato «I Miei Primi 40 anni», il film biografia sulla vita di Marina Ripa di Meana.
«In Italia fu un successo incredibile: ma all’inizio Marina non voleva che fossi io la protagonista. Preferiva Rachel Welch, perchè aveva i capelli rossi e le tette grandi».
Come l’avete convinta?
«Mi invitò nel suo atelier e parlammo a lungo. Alla fine disse: “Sei tu quella giusta”. Anche Carlo Vanzina fece di tutto per persuaderla: dopo Via Montenapoleone voleva me a tutti i costi».
Quando vide il film cosa disse?
«Era felice. Il complimento più bello arrivò da suo marito Carlo: “Sei identica a lei, da oggi è come se avessi due mogli”».
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