Licenziato, si impicca due ore dopo. Il sindacato annuncia proteste e vie legali per le motivazioni poco convincenti del licenziamento
Licenziato, si impicca due ore dopo. Il sindacato: “Provvedimento esagerato, pronti a vie lagali”. La lettera di licenziamento lo ha spinto al gesto più estremo. Con il foglio che sanciva la perdita del posto di lavoro è salito sulla sua auto e si è diretto sull’argine destro del Gorzone a Sant’Urbano, al confine tra le province di Padova e Rovigo. Lì si è impiccato.
Una tragedia ha sconvolto mercoledì pomeriggio il piccolo paese di Cinto Euganeo nella Bassa Padovana dove abitava Simone Sinigaglia, quarantenne dipendente della Ivg Colbachini Spa di Cervarese Santa Croce, azienda leader nella produzione di tubi flessibili in gomma con diverse sedi sparse nel mondo.
L’operaio, celibe, doveva terminare il turno alle 22 e invece è stato mandato via dai dirigenti della Ivg Colbachini molto prima, alle 14: da tempo pendeva sulla sua testa una vertenza per abuso della legge 104, quella che consente di seguire un parente con problemi fisici per due ore al giorno oppure per tre giorni interi al mese. Sinigaglia accudiva l’anziana zia, la sorella della madre venuta a mancare.
Qualche giorno fa aveva partecipato ad un’audizione con la direzione per riportare le sue ragioni e giustificarsi ma l’azienda le ha ritenute insufficienti. I dirigenti hanno deciso di mandarlo via. Con in mano la lettera di licenziamento, anziché tornare nella sua casa, ha vagato per poco più di un’ora lungo le strade e gli argini della Bassa, fermandosi a ridosso del fiume che attraversa Sant’Urbano. Ha poi legato una corda a un albero robusto e si è impiccato. A trovarlo ormai senza vita sono stati alcuni passanti che passeggiavano col cane.
I carabinieri della compagnia di Este hanno eseguito tutti i rilievi scoprendo che all’interno dell’abitacolo della sua automobile aveva lasciato un bigliettino scritto a mano rivolto ai familiari: «Vi chiedo scusa per quello che ho fatto». L’ultimo addio. La notizia ha lasciato basiti i tanti amici che lo conoscevano e i colleghi di lavoro. Grande appassionato di pesca, da tutti è stato descritto come una «persona molto solare e sempre allegra. Era appassionato di carpe, quando poteva andava lungo i corsi d’acqua o nei laghetti per pescarle».
Licenziato, si impicca due ore dopo. Le proteste del sindacato
A meno di un’ora dal suo ritrovamento anche i vertici dell’azienda e i colleghi sono stati informati. Questi ultimi, senza alcuna indicazione da parte dei sindacati, hanno interrotto il turno di lavoro che sarebbe dovuto terminare alle 22, tale era lo sgomento per la morte di Sinigaglia. Alcuni, sono tornati a casa, sconvolti.
«Da quello che abbiamo appreso in serata – ha detto Luca Rainato, segretario Filctem Cgil di Padova, accorso in azienda per parlare con gli operai rimasti – Sembra che le motivazioni del licenziamento fossero molto deboli. Si tratterebbe quindi di un provvedimento esagerato e troppo severo ma faremo le opportune verifiche e, nel caso, siamo pronti ad agire, con lo sciopero o per vie legali».
Il silenzio dell’azienda
Dall’azienda, solo il silenzio. Gli operai e i sindacalisti non hanno ricevuto comunicazioni di alcun genere, nemmeno di cordoglio. E tra i colleghi di Sinigaglia che erano in turno con lui serpeggia la rabbia per ciò che è accaduto. Alcuni sono rimasti in azienda per parlare con i delegati sindacali e raccontare la loro verità: quella di un uomo buono, che non ha fatto nulla di male.
Un uomo che dopo la morte della madre si prendeva cura della zia molto anziana. Ricordiamo che in caso di necessità di supporto psicologico la Regione, in collaborazione con l’Usl 7 e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova, ha attivo tutti giorni, 24 ore su 24, il numero verde 800.334.343 al quale rispondono psicologi esperti che possono aiutare a superare i momenti di difficoltà (Fonte: Corriere Veneto).
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