Gabriel Garko violentato quando aveva 16 anni. L’attore si confessa in una lunga intervista rilasciata a Pierluigi Diaco a ‘Io e te di notte’
Gabriel Garko: “Violentato quando avevo 16 anni. Per fare crescere il personaggio tante cose mi sono state strette”. L’attore si confessa in una lunga intervista rilasciata a Pierluigi Diaco a ‘Io e te di notte’.
Tu se ti concedi hai bisogno di avere fiducia nel tuo interlocutore e di riconoscere la buona fede no?
“Non è questione di avere fiducia o di aver paura di qualcosa, più che altro devo avere un minimo di stima. Come sappiamo oggi è molto facile arrivare in televisione e fare qualsiasi cosa, sia stando dietro che davanti alle telecamere quindi preferisco dedicarmi a quegli spazi che stimo e in cui mi fa piacere esserci”.
Immagino che molte volte ti sei trovato a sottrarti dal raccontarti sinceramente, è una sensazione che ho solo io o sbaglio?
“È una sensazione verissima. Quando vai in televisione vieni visto solo per ciò che appari esteriormente e qualsiasi cosa tu dica non viene ascoltata. Quando si ragiona troppo prima di andare in onda sulle cose da dire, su quello che può far colpo si sbaglia sempre. Ad un certo punto della mia carriera ho capito che era giusto fregarsene del giudizio della gente e che in ogni caso avrei detto quello che penso veramente”.
Tu hai avuto un team di lavoro che ti ha seguito durante tutta la tua carriera. Negli ultimi due anni, però, hai cambiato le persone con cui collabori e ti sei liberato di questo gruppo di persone, che ti hanno portato al successo… Non si va incontro ad un rischio?
“Relativamente. Nei rapporti di lavoro c’è sempre un inizio, un apice e una discesa: una parabola che deve fare il suo corso. Secondo me eravamo arrivati alla fine e penso che con quel linguaggio io non avessi più nulla da dire. Per fare crescere il personaggio Garko tante cose mi sono state strette”.
Gabriel Garko: “La libertà la cosa più stretta”
Qual è la cosa che ti è stata più stretta?
“Beh sicuramente il fatto di non poter vivere a pieno, a 360 gradi, la propria libertà. Se decidi di essere un personaggio pubblico devi stare attento a tutto e far sì che tutto venga misurato nel modo giusto”.
Il tuo team di lavoro aveva un metodo che era quello di tenerti lontano dalla vita quotidiana… Immagino che non deve essere stato facile per te accettare tutto questo.
“L’analisi mi ha aiutato, però come ha detto il mio stesso analista, per una mia dote personale, mi sono sempre auto analizzato tantissimo: sia per rimanere con i piedi per terra che per non perdere la brocca nei momenti di solitudine”.
Cosa ti ha aiutato?
“Sicuramente il senso del dovere. Quando giri una fiction dura circa sei mesi, quindi quando ne fai una dietro l’altra sono sei mesi più sei mesi e avanti così ogni anno. Quindi la mia era una forma di rispetto per tutti quelli che lavoravano al film. Un film è fatto da tutte le persone che compongono quel mondo, se ne manca uno ne manca un pezzo. Non sono uno di quegli attori che va sul set e si atteggia da star del film”.
Ma ti è mai capitato di odiare te stesso o meglio l’immagine di te che viene rappresentata sui giornali e sui media in generale?
“Odiare è un parolone… Mi comporto come ho fatto a Sanremo: in quell’occasione ho vietato tutte le persone che lavoravano con me e ovviamente a me stesso di leggere qualsiasi commento sui social e di leggere commenti sui giornali per non farmi influenzare e quindi andare avanti secondo un mio metodo. Se avessi iniziato a leggere i commenti che scrivevano sui social e sui giornali mi sarei fatto trascinare da un fiume in piena a destra e a sinistra”.
Gabriel Garko: “Violentato quando avevo 16 anni”
La bellezza maschile è sempre stata oggetto di lusinghe al limite della volgarità, nel tuo caso hai incontrato una persona che non è stata molto “gentile” nei tuoi confronti.
“Non ne ho incontrata solo una, ne ho raccontata solo una. La differenza sostanziale tra un uomo e una donna è che alla donna mettere la mano addosso o fare un complimento volgare, vai fuori dai binari. Quando viene fatto su una donna avviene in maniera brutale. E io non amo questo. Su un uomo invece è molto più facile mettere una mano addosso e farlo come scherzo, quando invece dà fastidio lo stesso”.
Ma ci sei stato male?
“Io quell’episodio non l’ho voluto raccontare per fare la vittima perché immagino sia successo un po’ a tutti… Sono andato avanti per la mia strada. Io all’epoca avevo 16 anni, lui aveva 40 anni, era sposato con figli. Io nel libro l’ho voluto scrivere perché si tende a mettere un po’ al sicuro le persone sposate con figli perché improvvisamente sono diventati “normali”. Volevo denunciare il fatto che la normalità, che è una parola che odio, è soggettiva non oggettiva”.
Non ho voluto farti domande personali e credo che il modo migliore per arrivare a quella normalità a cui ti riferisci sia proprio non parlarne. Francamente nel 2020 non se ne può più di dover chiedere ad un personaggio da che parte sta: una persona non è la sua identità sessuale, una persona ha innanzitutto la sua identità di essere umano.
“Parliamo di cibo così diventa più facile… Se a me piace la crostata con le pere e il salame piccante… “.
Però mi hai dato un suggerimento su cosa ti piace… Ti piacciono le cose forti!
“Era per fare un accostamento che non sta né in cielo né in terra… E il salame comunque si metterebbe a fette”.
Qui voliamo altissimo!
“Se io ho dei gusti particolari e a te questa cosa fa vomitare o non ti piace, in ogni caso per me è la “normalità” e per te no. Prima o poi andiamo a mangiare insieme e capiamo se i gusti sono gli stessi. Al ristorante ovviamente”.
Gabriel Garko: “Violentato quando avevo 16 anni. Da piccolo non amavo le foto”
Commenta questo capolavoro (foto di Garko da piccolo mentre prega).
“Io pensavo ritoccaste la foto mettendoci delle fiamme dietro. Perché ci stavano da Dio”.
In che stato stavi in questo momento della tua vita?
“Io a quell’età odiavo essere fotografato…”.
Questa era la prima comunione? Che ragazzino eri?
“Sì era la prima comunione. Ho avuto diverse fasi: una in cui ero parecchio discolo e amavo il fuoco. Giocavo spesso col fuoco bruciavo i giocattoli e più di una volta ho rischiato di dar fuoco alla casa. Poi c’è stato un periodo in cui mia mamma mi metteva la pettorina col guinzaglio. Questo perché quando andavo al mercato con lei, io iniziavo a correre e tiravo giù le gonne alla signore. Mi divertiva. Poi ho avuto un periodo di totale tranquillità e lì ho iniziato a pregare”.
A proposito il tuo rapporto con Dio com’è?
“Non amo parlare di religione né di politica”.
Pensi di avere una tua dimensione spirituale?
“Assolutamente sì!”.
Con il senno del poi cosa diresti a quel ragazzino?
“Gli direi che avevo dei sogni e che in parte sono riuscito a realizzarli e quindi sono contento”.
Qual è un sogno che avevi a quell’età e ancora hai nel cassetto e vorresti realizzare in futuro?
“A quell’età forse avrei voluto fare il pilota di aerei militari poi mi sono allungato troppo in altezza e non ho avuto l’occasione. Però sto prendendo il brevetto per pilotare gli aerei”
E quante volte alla settimana vai?
“Puoi farlo una volta a settimana o tutti i giorni, decidi tu”.
Hai mai sognato nella tua attività onirica di volare?
“Sì e mi ricordo ancora oggi di aver sognato di volare sopra casa mia a Settimo Torinese e poi mi sono allontanato e sono andato verso un portone che si stava per chiudere e sono riuscito a passare. Poco dopo sono venuto ad abitare a Roma”.
Gabriel Garko: “Violentato quando avevo 16 anni, mi ha aiutato l’analisi”
L’hai raccontato all’analista questo sogno?
“Mi pare di sì”.
Bella questa cosa che racconti apertamente dell’analisi…
“Tanta gente pensa che andare dall’analista voglia dire avere dei problemi. Quando invece li risolvi. Parlare con l’analista è un po’ come parlare allo specchio ma senza filtri. Tanti dicono: se hai un migliore amico parla con lui. Non è la stessa cosa perché gli racconti un sacco di palle”.
Ce l’hai tu un migliore amico?
“La definizione “migliore amico” la trovo un po’ infantile. Comunque sì ho degli amici e amiche con cui mi confido, tra l’altro ho un bellissimo rapporto con le mie sorelle e con mia mamma”.
E Dario, che è il tuo nome vero, è amico, nemico, avversario complice? Cos’è?
“Siccome Torino io l’ho vissuta fino ai 18 anni la identifico con Dario. Per me Torino è quella città vergine dove ho fatto tutto con la massima spensieratezza: lì ho i più bei ricordi. Ed è una città che mi mette gioia, felicità ma allo stesso tempo malinconia e un senso di nostalgia”.
Quindi Torino è paterna e Roma è materna?
“Sì Roma mi ha accolto, la amo molto… Se adesso pensa a casa, penso a Roma. Ma era più bella prima”.
Tu hai un bellissima confidenza con gli animali, soprattutto con i cani
“Grandissima confidenza e grandissimo rispetto. Chiedo sempre prima di accarezzare un cane, ci sono cani che non amano essere accarezzati”.
Gabriel Garko: “Per fare crescere il personaggio tante cose mi sono state strette”
Bacco, il tuo cane, quanti anni è stato con te? Com’è entrato nella tua vita?
“Sette anni. Io ho sempre avuto la passione per gli alani ma abitando in centro a Roma diventava difficile; anche se poi ho scoperto che gli alani non hanno bisogno di spazi aperti, è un cane per lo più da appartamento. Vuole sempre stare vicino al padrone. Con lui abbiamo avuto un rapporto particolare che tendo sempre a instaurare con i miei cani ma con lui soprattutto: me lo portavo ovunque. In camerino quando giravo, ha viaggiato tutta l’Italia tranne le isole. Quindi siamo stati veramente sempre insieme. Era bravissimo l’unico problema che avevo in albergo era quando dovevano entrare per fare le pulizie. Una volta una signora è entrata in camera e lui era sul letto: la signora si è chiusa dentro il bagno e l’ho ritrovata io dopo circa 20 minuti. Perché Bacco non la faceva più uscire”.
Gabriel Garko: “Violentato quando avevo 16 anni. Sempre protettivo con le mie sorelle”
A proposito di bagni, prima accennavi parlando delle tue tre sorelle al problema che si può creare rispetto al bagno…
“Io avevo due o tre problemi. Mia mamma non voleva le chiavi nei bagni e quindi quando entravo io da una certa età in poi volevo la mia privacy. Quindi avevo trovato un metodo: prendevo una scopa e avevo capito che potevo incastrarla tra il muro e la base del lavandino, bloccando la porta, così da rimanere tranquillo”.
Sei sempre stato molto protettivo con le tue sorelle?
“Io avevo due sorelle più grandi e una più piccola, Laura. Io sono sempre stato protettivo con lei e le altre automaticamente con me”.
In ognuno di noi coabita una componente femminile..La dimensione genitoriale l’hai mai sentita dentro di te negli anni
“Sì però più ci pensi meno ci vai incontro. Mi sono reso conto di non essere mai arrivato al quid finale… Per quanto riguarda invece la parte femminile dentro ognuno di noi purtroppo c’è tanta gente che ha paura di affrontarla e questo è un problema perché poi sfocia in aggressività. Chi non fa pace con se stesso…”
Prima parlavi di quegli uomini che mettono su famiglia avendo abitudini diverse e spesso sono gli stessi che poi tirano fuori quel tipo di atteggiamento
“Quello purtroppo fa parte di una cultura che è tutta sbagliata… Io ci convivo anche molto bene (con la parte femminile ndr) perché con il lavoro che faccio mi serve. Quando sei sul set e devi riuscire ad emozionarti e a piangere è una cosa su cui all’inizio fai fatica e se hai una insicurezza in quello, perché non vuoi farti vedere in un momento di debolezza, allora meglio cambiare mestiere”.
Gabriel Garko: “Violentato quando avevo 16 anni. A Sanremo mi volevano impeccabile”
Franco Zeffirelli.
“È una persona con cui ho avuto l’onore di lavorare e non solo, perché poi siamo diventati amici. Era una persona che adoravo sentire parlare per la sua cultura elevata e faceva racconti meravigliosi”.
Come tutte le persone colte era molto curioso e non si atteggiava mai a chi sapeva più di te
“Questa è una delle cose che apprezzo di più. Perché spesso le persone colte amano contornarsi di persone meno colte così primeggiano, ecco lui non era così. Lui amava contornarsi di qualsiasi tipo di persona per dare e per prendere”.
Sei d’accordo che la bellezza non equivale a eros?
“Anzi tendenzialmente una persona non bella rischia di essere più erotica…”.
Com’è stato lavorare con Tinto Brass?
“Io interpretavo una simpatica canaglia, lui è una simpatica canaglia. Uomo coltissimo, molto più di quello che la gente si aspetta. Perché lui vende un prodotto fatto di tutte e culi ma lui è molto oltre quello, ma si diverte a sfregio a fare tutto il contrario…”.
Tu quel Sanremo l’hai fatto molto bene perché hai tirato fuori una dote che non tutti conoscevano di te: tu sei molto autoironico
“A Sanremo c’erano le persone che volevano che io fossi impeccabile e perfetto, tipo robot. Mi ero un po’ stufato di questa cosa. Motivo per cui le prime 4 puntate le ho fatte spettinato. Era un po’ una ribellione nei confronti di tutte quelle imposizioni. Difatti a Sanremo ho deciso di essere completamente me stesso. Un conto è recitare quando hai un copione, reciti e ti dicono stop. Ma lì sei su un palcoscenico e può succedere di tutto, se non hai la spontaneità di sbagliare di fare le gaffe non va bene”.
Mercedes Sosa?
“Lei la adoro perché è questa donna che si mette seduta e tira fuori questa voce meravigliosa che ti entra dentro e se sei nel momento sbagliato ti squarta e inoltre è la canzone che c’era nelle fate ignoranti”.
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