Elisabetta Canalis perseguitata da uno stalker, rivela di aver avuto seri problemi di questo genere. La confessione ai microfoni di Vanity Fair
Elisabetta Canalis perseguitata: “Sono dovuta andare dalla polizia. Io protagonista di una svolta femminista importante”. L’ex velina rivela alcune vicissitudini in una intervista rilasciata ai microfoni di Vanity Fair. Ve ne proponiamo alcuni passaggi
Quanto e come è cambiata la sua vita rispetto a 6 anni fa?
«Mi sono presa, da allora, un po’ di tempo per me. Mi sono sposata, ho fatto una figlia… Certo, vivere in un altro continente non mi ha aiutata nell’avere una presenza costante qui in Italia. Ora sono molto più libera, mia figlia ha 4 anni, viaggia con me, non ha ancora l’impegno della scuola. È gestibile, ci siamo potute prendere un mese di vacanza qui in Italia. Ci divertiamo molto, questa forse è la sua età più bella. Io faccio cose interessanti, e lei può seguirmi senza tanti problemi. Un sogno che si avvera».
Diceva che la sua presenza in tv si è diradata. Eppure di lei, in Italia, si parla sempre, in continuazione. Come se lo spiega?
«Sa che non lo so? Non ho un programma in tv da un paio di anni; sorprende anche per me il fatto che evidentemente l’affetto per me sia rimasto, e che si sia anche evoluto in maniera digitale. Moltissime persone mi seguono sui social, le sento molto vicine. Ho iniziato ad avere un profilo Instagram nel 2012, quando ancora in Italia lo usavano in pochi, e sono molto felice di averlo coltivato sin da allora. Spesso i social vengono condannati, ma credo possano servire anche per un sacco di cose positive».
Ad esempio?
«Nel mio caso, per dare un senso di presenza al mio pubblico in Italia, per sensibilizzare anche su tematiche importanti, o per lavoro. I social non servono solo per insultare nascondendosi dietro una tastiera».
Elisabetta Canalis perseguitata: “Sono dovuta andare dalla polizia”
Mai avuto problemi di haters?
«Sì, ma già prima dell’avvento dei social. Ho avuto momenti complicati da questo punto di vista, per i quali ho dovuto ricorrere anche alle forze dell’ordine e mettere in campo i miei avvocati. Ma alle persone note, spesso, purtroppo capita».
Umanamente l’ha toccata questa cosa?
«Per un po’ di tempo sì, ma non l’ho mai dato a vedere. E sa perché? Per non darla vinta alla persona che mi perseguitava. E poi non credo nemmeno che sia giusto dare peso a un commento negativo in mezzo a tanti positivi e a tanti apprezzamenti sul tuo lavoro. Perché dare tutta quell’attenzione? Non è giusto neppure nei confronti di chi ti stima e sostiene».
Ogni sua apparizione su Instagram suscita discussione, o se vuole scandalo. Vuoi per un vestito corto, vuoi per un tacco alto, vuoi per un bikini. Lei sa che ogni suo post genererà una reazione? Ci pensa?
«Io semplicemente, non essendo nata come influencer, in questo campo faccio un po’ di testa mia. Non so quali siano le regole per così dire giuste da seguire. Indosso quello che mi piace, e spesso piace a chi mi segue, al mio pubblico».
Ma “fare scandalo” la intriga? La diverte?
«Ma no, dai! E poi che scandali sono i miei…? Gli scandali veri sono altri».
Quale scandalo vorrebbe dare?
«Ma non lo vorrei proprio dare! Per cui va benissimo che mi si attribuisca quello di un vestito troppo corto su Instagram! Ci metterei la firma, ho già dato abbastanza in passato, in questo senso».
Lei è “la” velina per antonomasia. Si è mai chiesta perché?
«Non lo so! Ho fatto un sacco di altri programmi, ma evidentemente quando una cosa ha successo è quella che rimane nella mente e nella memoria delle persone. Non posso che esserne grata e felice».
Ma cosa aveva di più, o di diverso, rispetto alle sue colleghe veline?
«Forse ero un po’ più goffa? Antonio Ricci diceva che avevo la faccia da polla… dovrebbe chiedere a lui! Però con noi le veline hanno iniziato a essere microfonate, ad avere il dono della parola… sono stata protagonista, per così dire, di una svolta femminista importante».
E delle battaglie femministe di oggi, che cosa pensa?
«Che era ora che gli abusi di potere venissero messi in luce e denunciati. Ma penso anche che ci siano le esagerazioni in tutto. Oggi è molto facile essere etichettati se si pensa fuori dal coro. Bisogna stare molto attenti ad aderire a un movimento al 100%, bisogna capire quali siano le sue inevitabili esagerazioni, e quando esso venga utilizzato, diciamo, per coprire altro. La ragione sta sempre nel mezzo».
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