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Bill Gates: “Sono troppo ricco, quelli come me dovrebbero pagare più di quanto paghino oggi”

Bill Gates si dice troppo ricco e detta una soluzione per sfruttare meglio il gettito fiscali di chi, come lui guadagna moltissimo

Bill Gates: “Sono troppo ricco, quelli come me dovrebbero pagare più di quanto paghino oggi”. Non è una novità per Bill Gates «lamentarsi» perché è troppo ricco. L’aveva fatto all’inizio dello scorso anno, è tornato a scriverlo alla vigilia di questo 2020. La seconda persona più ricca al mondo – con un patrimonio netto di 108,8 miliardi di dollari, dati Forbes (secondo Bloomberg a novembre aveva superato Bezos) – è tornata a riflettere sull’ineguaglianza economica.

«La discrepanza che esiste negli Stati Uniti tra i redditi più alti e quelli più bassi è molto più alta di quanto lo fosse 50 anni fa», ha scritto il fondatore di Microsoft in un post pubblicato sul blog dal titolo Inequality in the next decade. What I’m thinking about this New Year’s Eve (La disuguaglianza economica nel prossimo decennio. Cosa sto pensando alla vigilia del nuovo anno).

Bill Gates traduce in parole – ma sul sito Goalkeepers della Fondazione aperta con la moglie l’aveva fatto anche con grafici – quanto sancito dai calcoli del Censo americano, in particolare all’indice Gini come spiega Lapresse, il gap tra ricchi e poveri negli Stati Uniti è al massimo degli ultimi decenni.

Il miliardario ha considerato così doverosa una riflessione, tra l’altro molto attuale, se si considera la crociata che la candidata democratica alle elezioni presidenziali Elisabeth Warren ha lanciato contro i ricconi made in Usa, con tanto di calcolatore di tasse per miliardari (dotato di un bottone speciale per Gates e i suoi compagni di club, da Zuckerberg a Bezos).

Bill Gates: “Sono troppo ricco”

Con queste sue riflessioni, prosegue Lapresse, Bill Gates si conferma una sorta di mosca bianca: la Warren è entrata nel mirino di alcuni miliardari considerati finora intoccabili come Mark Zuckerberg. Che ha bollato la democratica una minaccia «esistenziale».

Differente è l’approccio di Gates. Che scrive: «Alcune persone finiscono per fare grandi affari. Io, per esempio, sono stato ricompensato per il lavoro che ho fatto in modo sproporzionato, mentre ci sono tanti che lavorano duramente allo stesso modo e che fanno fatica ad andare avanti».

La soluzione è fiscale. «Sono a favore di un sistema in cui, se si hanno più soldi, è necessario pagare una percentuale più alta di tasse. Credo che i ricchi dovrebbero pagare più di quanto paghino oggi, inclusi me e Melinda. Ci dovrebbe essere una tassa sul guadagni in conto capitale (plusvalenze) – ovvero una tassa sui soldi accumulati facendo investimenti – che dovrebbero colpire i più ricchi, anche perché nessuna delle persone più ricche al mondo ha fatto una fortuna soltanto con il proprio stipendio».

L’idea suggerita da Gates al governo americano è dunque di «trasferire il carico fiscale più sul capitale che non sul lavoro». Settimane fa Bill Gates aveva detto scherzando, nel corso di una conferenza a New York, di aver iniziato «a fare un po’ di conti» per capire quanto gli rimarrebbe se venisse colpito dalla tassa proposta da Warren.

Si tratterebbe, glielo diciamo noi, di pagare 6,3 miliardi di dollari in tasse. Una riflessione profonda da parte del magnate era però, evidentemente, già in cantiere nella mente di quello che di fatto è anche il benefattore più generoso (con 45 miliardi donati in 20 anni di attività filantropica) (fonte: Il Corriere della Sera).

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