Nancy Brilli si racconta parlando della sua vita privata e professionale in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘OFF’, l’inserto de ‘Il Giornale’
Nancy Brilli: “In questo momento voglio vivere da sola. Un aspetto del mondo dello spettacolo non mi piace”. L’attrice si racconta parlando della sua vita privata e professionale in una intervista rilasciata ai microfoni della collega Giulia Cherchi per ‘OFF’, l’inserto de ‘Il Giornale’.
Nel suo spettacolo, Teo, il suo personaggio, è una donna stufa del genere maschile. Lo è anche lei?
“No, decisamente no. Lei ha avuto solo delusioni e non ne può più. Decide di vivere da sola perché ha incontrato solo bugiardi, vili e mascalzoni. Non è il mio caso. Io ora desidero vivere da sola, ma le motivazioni sono diverse. Non è una situazione che mi auguro che duri per sempre, però in questo momento sto bene così. Mi sto godendo mio figlio, i miei animali, la mia libertà, la mia casa”.
Come sono cambiati gli uomini?
“In alcune cose sono migliorati: quando ero piccola i papà non erano così presenti in famiglia. Adesso vedo che i papà seguono molto i loro figli. E questo è un segnale importante. Però noi donne dobbiamo fare ancora un po’ di lavoro per essere considerate uguali”.
Pensa sia anche colpa delle donne?
“In parte sì. Se alcune donne smettessero di pensare all’uomo come ad una sistemazione e pensassero a sistemarsi con sé stesse, sarebbe molto meglio. Inoltre, dobbiamo imparare a fare più gruppo”.
Ma c’è qualcosa del suo personaggio che le somiglia?
“No, è differente da me. Teo all’inizio è una donna che si è dimenticata di essere femminile. Non si prende cura del suo aspetto e fa il maschiaccio perché è convinta che per essere considerata si debba comportare così. Poi piano piano scopre la femminilità, fino a raggiungere il massimo livello quando diventa madre. Da quel momento acquisisce dolcezza ed accoglienza. Per me la femminilità è questa: la capacità femminile di accogliere e di dare. Non è la calza autoreggente”.
Come è nato in lei il desiderio di fare questo mestiere?
“Non è nato, me l’hanno chiesto e l’ho fatto. Io me ne volevo andare da casa. Ho avuto questa opportunità e ho fatto il primo film. La decisione di fare l’attrice è nata, tempo dopo, a teatro, al Sistina, in Se il tempo fosse un gambero dove anche lì mi hanno scelto per uno strano caso del destino. Una volta dentro il Sistina, ho capito che era quello il lavoro della mia vita. Appena salita sul palcoscenico mi sono sentita a casa. Ho avvertito un senso di protezione e quella sensazione di stare nel posto giusto”.
Ci sono stati episodi OFF agli inizi della sua carriera?
“Sì, è legato a questa prima esperienza al Sistina. Ero con un mio amico appassionato di musical. Noi stavamo passando per via sistina e fuori dal teatro c’erano un sacco di ragazze. Lui, incuriosito, è entrato in teatro per chiedere cosa ci fosse. Quando è uscito mi ha detto che mi aveva fissato l’appuntamento per il provino. Io in un primo momento mi sono arrabbiata, poi alla fine l’abbiamo presa come una sfida. Lui mi disse: sono convinto che quel ruolo lo farai tu, e se ti danno la parte tu mi devi comprare uno smoking firmato. La sera della prima lui stava col suo smoking firmato. Comprato da me”.
Tra i tanti film, fiction, pièce teatrali, qual è il lavoro che le è rimasto nel cuore?
“Commesse perché è stato un momento anche di grande divertimento. Lavoravo con un regista che amavo moltissimo (Giorgio Capitani), con delle colleghe capaci, e c’era una sceneggiatura perfetta”.
C’è un aspetto del mondo dello spettacolo che proprio non le piace?
“La superficialità e la difficoltà anche di mantenere i rapporti umani. Spesso, infatti, si lavora ad un progetto e si vive due mesi a stretto contatto, ma poi non ci si vede più, magari anche per cinque anni. Purtroppo spesso è così”.
Quale personaggio le piacerebbe interpretare?
“In teatro tanti. Sicuramente Blanche DuBois di Tennessee Williams’. Al cinema invece continuerei con la commedia. A me piace molto soprattutto la tragicommedia: quella capacità che abbiamo noi italiani di ridere sulle nostre disgrazie, sulle nostre tragedie. Con la commedia all’italiana ne abbiamo fatto un’arte”.
La vediamo sempre sorridente. Cosa la fa arrabbiare?
“L’arroganza, la prepotenza, la mancanza di attenzione nei confronti dell’altro. Poi ciò che mi dà molto fastidio è non avere cura della cosa pubblica. Noi diciamo sempre che Roma è sporca. È vero, non viene pulita. Però viene anche sporcata. Ad esempio, il parco davanti al Colosseo dovrebbe essere un giardino meraviglioso, invece è una discarica”.
Tempo fa si è anche spesa in questa causa…
“Si, avevamo fatto un gruppo di quartiere e ci siamo messi con i grembiuloni e i guanti a pulire. Poi non è successo più niente. Sono arrivati a darci una mano a pulire, poi man mano che andavano via le telecamere andavano via anche le persone. Da qualche centinaia che eravamo, alla fine, senza telecamere, siamo rimasti una dozzina. Il degrado è veramente grande. Ci vorrebbe più attenzione per l’arte. Roma potrebbe essere un parco a tema da quanta arte c’è”.
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