The new Pope, Jude Low rivela qualche retroscena sulla serie attraverso un’intervista rilasciata ai microfoni della rivista Vanity Fair
The new Pope, Jude Low: “Io resuscitato come Lenny Berardo. Ho ricominciato a credere negli altri”. Archiviata con successo la prima stagione (The Young Pope), il regista napoletano Paolo Sorrentino si prepara al debutto della nuova serie The New Pope. Tra i protagonisti della seconda stagione c’è il ritorno di Lenny Belardo, l’ex bambino cresciuto in orfanotrofio e diventato Papa Pio XIII.
Personaggio interpretato da Jude Law, finito in coma irreversibile, o almeno si credeva, ma che nella nuova stagione è stato sostituito da un nuovo Papa, Giovanni Paolo III, interpretato da John Malkovich. E proprio Jude Law rivela qualche retroscena sulla serie attraverso un’intervista rilasciata ai microfoni della rivista Vanity Fair. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come il suo Pontefice nella serie The New Pope, Jude Law in un certo senso è resuscitato.
«Da giovane ero una persona positiva, avevo fiducia nel prossimo. Poi, per un po’ ho perso la simpatia nei confronti del genere umano. Per fortuna, da qualche tempo, ho ricominciato a credere negli altri».
Nel frattempo, la carriera è andata avanti senza intoppi.
«C’è stato un periodo nella mia vita in cui mi domandavo se sarei stato ricordato per i miei film o per tutt’altri motivi. Adesso sono solo curioso della mia prossima occasione come attore».
Si aspettava una seconda stagione?
«No, ero convinto che The Young Pope non avrebbe avuto un seguito. E anche il pubblico credeva che fossi morto. Invece, all’inizio della seconda stagione scopriamo che ero rimasto in coma a lungo. A posteriori, sono davvero felice di non essere morto sul serio. Il Lenny che ritroviamo è sempre un narcisista egocentrico ma è anche dotato di nuovi poteri».
Più che di un risveglio si tratta di una risurrezione.
«Sto cercando di evitare la parola “miracolo” ma, in realtà, di quello si tratta. È tornato in vita grazie a un intervento dall’alto e ha capacità soprannaturali. Eppure dubita ancora di se stesso, si chiede in che modo le sue azioni possano essere celebrate da alcuni e male interpretate da altri».
Da Pontefice a Cristo. Una bella responsabilità.
«Le somiglianze fra le due figure sono innegabili e, con Paolo, ne abbiamo parlato molto. Però mi ha chiesto di concentrarmi sull’aspetto umano del personaggio. Come nella prima stagione non si trattava tanto di interpretare un Papa quanto un uomo alle prese con il potere, qui non si tratta di incarnare una divinità ma un essere umano con capacità soprannaturali. La domanda è: come reagirei se succedesse a me? Come nel film Brian di Nazareth dei Monty Python: che cosa accadrebbe se un tipo qualunque come Brian diventasse Gesù? Un’idea geniale, un ottimo spunto per una storia».
Com’è lavorare con Sorrentino?
«Paolo ha un meraviglioso senso dell’umorismo, ma è anche un uomo di cuore e il suo calore umano si percepisce nelle sue storie. E ha uno stile unico. Alcuni episodi della serie sono dark, altri sono più ironici. Ci si diverte e ci si commuove. È bravissimo a tenere insieme tutti questi elementi».
È bastato il primo trailer – lei, il Papa, con un costumino bianco circondato da ragazze – a scatenare polemiche.
«Ma quella scena è un sogno! Siamo portati a giudicare subito senza prenderci il tempo di capire. Non c’è nulla di sessista in quella scena: rappresenta le fantasie di queste donne nei confronti di un uomo come Lenny che, incidentalmente, è anche Papa. Molti cattolici che hanno visto la prima stagione non si sono offesi perché il mio Pontefice passava parecchio tempo ad ammirarsi allo specchio: in effetti, nessuno voleva prendere in giro la fede».
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