Ventura: “Senza Spagna ci saremmo qualificati con due mesi d’anticipo”. L’ex commissario tecnico della Nazionale parla a Radio Anch’io lo Sport
Ventura: “Senza Spagna ci saremmo qualificati con due mesi d’anticipo. Invidia per Mancini? In realtà…”. L’ ex commissario tecnico della Nazionale, attualmente allenatore della Salernitana, parla della qualificazione della squadra di Mancini e della sua esperienza da ct. Lo fa ai microfoni di Radio Anch’io lo Sport, in onda su RAI Radio1.
“L’ Italia di Mancini? C’è un percorso straordinariamente positivo, basti pensare alla qualificazione con tre partite di anticipo. La cosa migliore è quest’infornata di giovani, questa crescita esponenziale, dai Chiesa ai Bernardeschi per arrivare a Sensi e Barella. Mancini ha seminato per creare lo zoccolo duro per l’Italia del futuro, molti stanno facendo esperienza, le coppe, è un’immagine positiva. Faccio i miei complimenti a lui, spero che l’Italia possa tornare dove merita, io ne sono il primo tifoso.
Io in Nazionale nel momento sbagliato? Ma no, forse avrei dovuto pensarci quando ho accettato che non era la cosa più giusta da fare. Ho accettato con il cuore, chi lo fa nel calcio spesso sbaglia, bisogna avere più raziocinio. Se non ci fosse stata la Spagna ci saremmo qualificati con due mesi d’anticipo. Me ne dispiaccio, non tanto come ct, bensì come tifoso. Al 4-3 di Rivera, contro la Germania, esultai. Ora gli avversari erano meno duri? Rimango dell’idea che vincere non sia mai facile, rimane un percorso straordinariamente positivo. È ovvio che arriveranno gare più difficili.
Invidia? In realtà no, mi sono un poco allontanato. È stata un’esperienza dura, in molti hanno visto solo il risultato sportivo, invece c’è stato qualcosa di più, di epocale. Non bisognava pensare al risultato finale, ma anche ai presupposti. Ho dovuto prenderne le distanze, per riprendere la mia vita. Quella sconfitta ha tentato di cancellare i 34 anni di vita calcistica che ho fatto. L’ obiettivo era tornare sul campo di calcio, il filo conduttore della mia vita”, conclude.
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