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Napoli, sei arresti anti corruzione al Pascale, c’è anche il primario

Giro di vite all’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli, anche il primario coinvolto

Sei persone sono state arrestate all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli con l’accusa di corruzione sulle forniture di macchinari per i malati terminali di oncologia. In un primo momento erano stati comunicati sette arresti, ma una delle persone è risultata irreperibile.
Secondo le indagini, il primario Francesco Izzo aveva costituito insieme alla moglie due società attraverso le quali faceva da intermediario per il rifornimento di apparecchiature medicali che il Pascale acquistava per le cure antitumorali.
Alla moglie del primario, Giulia Di Capua, 45 anni, sono riconducibili due delle società coinvolte la Gi.Med e la GdC Medicali, secondo le indagini il primario faceva apparire le apparecchiature della sua società come le uniche realmente idonee alla cura di alcuni tumori. In tal modo le vendeva all’istituto Pascale senza bandi di gara e gonfiandone sensibilmente il prezzo. La donna è agli arresti domiciliari.
Gli investigatori hanno inoltre scoperto che le trattative avvenivano con la compiacenza del dirigente amministrativo, anch’egli arrestato:  si chiama Elia Abbondante  ed è anche il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro.
Ai domiciliari sono finiti anche alcuni imprenditori del settore farmaceutico e un informatore scientifico. Le 7 misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari sono state eseguite dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli e del nucleo speciale di polizia Valutaria, che hanno anche provveduto ad altrettanti sequestri patrimoniale nei confronti delle persone accusate. Complessivamente i finanzieri hanno sequestrato beni per quasi due milioni di euro.
Raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare anche Sergio Mariani, 46 anni, amministratore delle società Gimed e Gdc Medicali, Marco Argenziano, 59 anni, informatore scientifico dell’industria farmaceutica Bayer, e Marco Mauti, 52 anni, rappresentante legale di una delle società fornitrici coinvolte nelle indagini delle fiamme gialle.

Il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, che ha coordinato l’inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock, ha dichiarato che “A distanza di più venti anni si continua a parlare di tangenti sui farmaci”. Il magistrato ha evidenziato “lo spregio delle regole non solo della buona amministrazione e della cosa pubblica, ma anche del basilare vivere civile, e l’assoluto disprezzo per i malati sottoposti a terapia”.

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