Nuove verità sulla morte di Lady D riportatate dal settimanale Oggi
Le notizie sulla morte di Lady Diana non smettono mai di stupire, le ultime scoperte sono racchiuse nel libro del patologo forense britannico, Richard Shepherd e riportate dal settimanale Oggi.
Richard Shepherd. Trent’anni di carriera alle spalle, ha pubblicato il libro Unnatural causes, dove ripercorre i casi più celebri di cui si è occupato. A quanto pare quella di Diana era una ferita minuscola, insignificante. Ma nel posto sbagliato. A punto da causarle la morte nella tragica notte del 31 agosto 1997 dopo l’incidente sotto il tunnel dell’Alma a Parigi.
Il suo coinvolgimento nella tragedia di Diana e Dodi Al-Fayed risale al 2004, quando Sir John Stevens aprì la prima inchiesta britannica sull’incidente. “Il mio compito era quello di revisionare tutti i documenti delle autopsie eseguite nel ‘97”, spiega Shepherd nel libro, che uscirà in Italia per l’editore Longanesi. Quando Lady D è stata catapultata in avanti, a quasi 100 chilometri orari, l’impatto è stato in parte assorbito dal sedile dove la guardia del corpo era trattenuto dalla cintura. Infatti, la principessa era cosciente, parlava. Aveva solo qualche osso rotto e una ferita al petto. Ma quella ferita minuscola era nel posto sbagliato. Si trattava di una piccola lacerazione in una vena polmonare. Le vene non sono soggette alla stessa pressione del sangue che pompa nelle arterie e sanguinano in maniera così lenta che identificare il problema è molto difficile. “Ancora più difficile è ripararlo”, nota il patologo.
In ospedale fu sottoposta a intervento chirurgico, i medici identificarono la lacerazione, cercarono di riparare la vena, ma era troppo tardi. “La ferita di Diana è così rara che credo di non averla mai più vista durante la mia intera carriera”, scrive il medico. Se solo avesse indossato la cintura, la principessa sarebbe apparsa in pubblico un paio di giorni dopo, con qualche ammaccatura e un braccio al collo. Ma niente di più.
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