Un anno senza Astori, Francesca Fioretti a Vanity Fair
Francesca Fioretti, compagna di Davide Astori, è tornata a parlare della prematura ed improvvisa scomparsa del marito. Ai microfoni di Vanity Fair Francesca parla a cuore aperto: “Per me ogni giorno è il 4 marzo, in ogni cosa che faccio penso che Davide non c’è più. Un anno straziante, difficile e impegnativo. Parlare di lui al passato per me è impossibile. Mi è caduta addosso una tragedia che però mi ha fatto trovare forze che non sapevo di avere”, le sue parole pochi giorni dopo l’anniversario della morte di Davide.
La compagna dell’ex capitano della Fiorentina continuail suo racconto struggente: “Prima era soltanto Fra, una ragazza della mia età (34 tra pochi giorni, ndr), poi il destino mi ha rapinato e sono diventata Francesca, una donna che affronta sfide che non pensava di riuscire ad affrontare”
La Fioretti ricorda i giorni seguenti alla morte del compagno: “Avevo paura di tutto, per mesi non ho acceso la tv né dormito nella stanza matrimoniale. Mi facevo accompagnare in bagno anche per lavarmi i denti, avevo paura di non saper più gestire mia figlia”.
Ma un nuovo equilibrio si sta attestando nella vita di Francesca: “Mi sono isolata tornando a fare le cose di sempre, lentamente ho ricostruito la mia stabilità. La vita continua”.
E ha trovato nuove forze, anche quella di ignorare critiche gratuite: “Non sono riuscita ad arrivare in tempo alla messa dello scorso 4 marzo in ricordo di Davide perché a quell’ora ho accompagnato mia figlia a scuola, quando sono arrivata era già finita. Così sono andata di pomeriggio. C’è chi ha insinuato cose spiacevoli ma non mi hanno ferita”.
Francesca oggi vive a ondate: “A istanti, a giornate, a minuti. Non riesco a fare progetti. A tratti mi sembra che stia migliorando tutto e il minuto dopo cado. Parlo molto con mia figlia, cerco di formarle dei ricordi, voglio che lei un giorno sia libera di andare per la sua strada e pensi: “Però, che mamma cazzuta che ho avuto”. Se rifletto razionalmente su quel che mi è successo ancora non ci credo e penso ancora non sia vero. Se sai che un tuo caro è malato ti poni un obiettivo e lotti anche se non raggiungi ciò che speri. Io questo privilegio non l’ho avuto e ho dovuto combattere anche con il senso di colpa. Mi sono detta: “E se ci fossi stata? Se quella notte fossi stata accanto a lui?”. Poi mi rispondo che se non me ne fossi accorta sarebbe stato anche peggio”.
Poi lo psigolo per aiutare a superare il momento: “La prima domanda che ho posto alla psicologa infantile è stata: “Ma la ferita si rimarginerà?”. “È una cosa molto soggettiva”, mi ha risposto. Ci sono molti stadi del lutto. I luminari sostengono che ci vogliano due anni e io mi chiedo: “due anni per fare che cosa?”, “dopo due anni che succede?”. Non lo so. Chi è che decide qual è il momento giusto per tornare a ridere o a scherzare? Per molto tempo, un tempo che dura ancora, ho creduto di non averne il diritto. Non riesco ad avere un controllo totale sui miei sentimenti. Perché forse puoi abituarti all’idea dell’assenza sforzandoti persino di accettarla. Ma non la capirai mai”.
Infine, chiosa su ultimo ricordo dell’indimenticabile Davide Astori: “Un uomo eccezionale e riservato. Un bravo calciatori che si mostrava solo per la sua professione. Preferiva la vita reale”, conclude.
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