Assessore Tusa morto sul volo Ethiopian, le struggenti parole della moglie rilasciate a ‘Il Corrieredella Sera’:
Valeria Patrizia Li Vigni, moglie di Sebastiano Tusa, morto domenica nello schianto del Boeing 737 della compagnia Ethiopian, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’, della qualevi proponiamo alcuni passaggi.
La donna, direttrice di Palazzo Riso dove venerdì aveva presentato con il marito, è distrutta. «“Appena atterro ti chiamo e ti sveglio”, mi aveva detto sabato sera, da Fiumicino, sull’aereo in partenza per Addis Abeba. E invece la domenica è cominciata muta, senza nemmeno un messaggio. Con un presentimento cupo. Anche se gli amici incontrati a messa dicevano di non preoccuparmi perché le cattive notizie arrivano subito. Ed è arrivata, distruggendo la mia vita…».
Le parole della donna sono davvero struggenti. «Ho avvertito il disastro in arrivo. Mi sentivo sola. Perché non mi telefona? Né lui voleva partire. Per la prima volta è partito triste. Ma aveva un senso profondo del dovere, dell’archeologia come messaggio di pace, cemento fra i popoli e le loro storie», racconta al quotidiano. La notizia è arrivata poco dopo la messa. «A casa di due amici che mi hanno un po’ costretta ad accettare l’ invito a pranzo. Poi, la prima telefonata dal capo di gabinetto dell’assessorato. E poi un crescendo culminato nelle parole di una signora della Farnesina: condoglianze. Atroce. Conferma definitiva di una paura che adesso mi pare maturasse da tempo dentro di me».
La donna rivela un macabro retroscena. «Ero a Bologna pochi giorni fa con mio marito, al Mambo, il Museo d’ arte moderna. Siamo entrati in contatto con i responsabili della mostra per la strage di Ustica, l’aereo Itavia precipitato nel 1980. Una rassegna toccante. E io ho detto che l’avrei portata a Palazzo Riso. Fra me e Sebastiano si rinnovò la pena, pensando agli amici perduti».
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