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Cenerentola è napoletana! Il Movimento Neoborbonico la spunta su Zanichelli: “Giusto rivendicare paternità di Basile”

Cenerentola è napoletana! Il Movimento Neoborbonico la spunta su Zanichelli:

Tutto nasce da un post pubblicato su Facebook, dove Zanichelli, nota casa editrice italiana, per celebrare l’anniversario della nascita di Charles Perrault, attribuiva erroneamente la paternità della fiaba ‘Cenerentola’ allo scrittore francese autore del celebre libro di fiabe “I racconti di Mamma Oca’. L’errore non è passato inosservato, soprattutto al Movimento Neoborbonico che, attraverso un post scritto dal presidente Gennaro De Crescenzo, ne ha subito chiesto la modifica.

“Il Movimento Neoborbonico ha chiesto alla casa editrice Zanichelli di Bologna di modificare la notizia riportata sulla sua pagina ufficiale (e sul suo vocabolario) – scrive De Crescenzo su Facebook – la prima Cenerentola non è “quella di Perrault nato nel 1628” ma dello scrittore napoletano Giambattista Basile nato e vissuto a Giugliano (1566-1632). Basile fu autore di un meraviglioso libro con 50 favole scritte in una meravigliosa lingua napoletana (“Il cunto de li cunti”), il libro fu pubblicato dalla sorella Adriana nel 1634 e conteneva la famosa “Gatta Cennerentola””.

Ma non solo, De Crescenzo rivela anche un retroscena sul luogo che ha ‘ospitato’ la famosa fiaba: “la prima versione della cultura occidentale nella quale si parla di quella famosa ragazza che perde la sua scarpetta in quel Palazzo Reale che (visto che Basile frequentava la Corte vicereale spagnola) era in sostanza l’antico palazzo vicereale spagnolo e attuale palazzo reale napoletano. Alla favola di Basile si “ispirarono”, in seguito, Perrault, i Grimm, Rossini e la stessa Disney. La rettifica è quanto mai necessaria soprattutto in considerazione del fatto che la Zanichelli è una casa editrice anche scolastica e non è corretto fornire ai nostri ragazzi (napoletani e non) informazioni sbagliate cancellando uno dei primati più belli della storia dell’ex capitale del Sud”, conclude il presidente del Movimento Neoborbonico.

La pacifica ‘insorgenza culturale’ ha avuto i suoi frutti. Ieri sera la Zanichelli ha modificato il post specificando che “il titolo di una delle fiabe più famose al mondo, è entrato a far parte del vocabolario della lingua italiana Zingarelli quale nome comune per indicare una ragazza ingiustamente umiliata o, per estensione, qualsiasi cosa che non sia tenuta nella debita considerazione. La fiaba, originariamente scritta da Giambattista Basile in napoletano, fu poi rivista da Charles Perrault, che nacque il 12 gennaio del 1628 e a cui si deve la versione della storia oggi più nota”.

Lo stesso concetto è stato ribadito anche nei commenti del post modificato, dove la casa editrice ha spiegato: “L’attenzione era precedentemente concentrata su Perrault solo per ricordarne l’anniversario della nascita, che ricorreva proprio il 12 gennaio, senza voler fare torto alcuno alla versione della fiaba del noto autore de “Lo Cunto de li Cunti”. Abbiamo quindi ritenuto opportuno citare anche Giambattista Basile, in accordo con quanti di voi sono intervenuti per rivendicare la paternità napoletana della storia”.

Appreso della modifica, il presidente del Movimento Neoborbonico è tornato su Facebook per ringraziare i tantissimi che hanno partecipato alla pacifica ‘sommossa’: “Ecco a cosa servono proteste, messaggi, post e commenti: a ritrovare anche in questo modo radici e orgoglio che per 150 anni avevamo perso e che stiamo ritrovando. Per molto meno, del resto, in Italia e nel mondo realizzano musei, visite guidate, merchandising e la cultura diventa economia… Da noi ci hanno fatto dimenticare anche che Cenerentola è napoletana (“da tradizione orale diffusa in Europa, il racconto di Cenerentola fa la sua prima apparizione letteraria nella sofisticata opera di Basile: il ‘Cunto de li Cunti’. Il Cunto diventa un riferimento della cultura europea: nasce con Basile la tradizione letteraria della fiaba destinata ad avere in seguito un grande successo anche se la sua paternità spesso è dichiarata ma molto più spesso non dichiarata” (cfr. Michele Rak, il più grande studioso della letteratura napoletana del Seicento). Grazie a tutti voi”, scrive Gennaro De Crescenzo.

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