Giampiero Galeazzi in un’intervista a Fuorigioco della Gazzetta dello Sport
Giampiero Galeazzi ha rilasciato un’intervista a Fuorigioco della Gazzetta dello Sport dopo la sua apparizione a Domenica In in cui è arrivato su una sedia a rotelle. Da allora è stato un susseguirsi di ipotesi sul suo stato di salute, sul quale Galeazzi ha sempre mantenuto la massima riservatezza, “Ho sbagliato a presentarmi da Mara Venier in quel modo. La verità è che sono reduce da un’operazione al ginocchio sinistro, mi muovo con le stampelle. Lo studio era pieno di cavie e, per non rischiare, un assistente ha pensato bene di mettermi su una carrozzina”.
Galeazzi arrivato dalla Venier ha detto, “Voglio vivere bene gli ultimi 500 metri della mia vita”. E la gente ha pensato che “Bisteccone” fosse malato seriamente: “Non ho il Parkinson, ho problemi di diabete. La salute va su e giù, come sulle montagne russe. Ho sbalzi di pressione, gonfiore alle gambe. Quando mi emoziono, mi tremano le mani, ma non sono messo così male. A 72 anni ho anche perso un po’ di chili”.
Ma da dopo la sua apparizione a Domenica In si sono scatenati anche migliaia di messaggi di affetto, “Inaspettate, questo ritorno di popolarità mi aiuta. La gente non mi ha dimenticato. Ho unito due diverse tipologie di pubblico. Sono stato Pippo Baudo e Sandro Ciotti messi assieme, una bomba atomica. Mara Venier mi ha cambiato la vita. Eravamo a cena in un locale di New York con Arbore durante i Mondiali del ’94 quando mi chiese di partecipare a Domenica In. Mia moglie e i miei figli mi chiesero se ero diventato matto. Il direttore Marino Bartoletti mi ha bombardato, voleva togliermi 90°Minuto. Ma io avevo il sostegno del direttore di Rai1 Brando Giordani. Anche Mara si mise di traverso: non toccatemi Bisteccone, eh”. Il soprannome che mi ha reso celebre fu inventato dal radiocronista Gilberto Evangelisti. Ero alto, massiccio, lui mi vide e disse: “Ma chi è ‘sto Bisteccone?”.
Galeazzi poi ricorda la sua lunghissima carriera di telecronista tv, “Le telecronache di canottaggio? Nella mia prima telecronaca debuttai con questa frase: “Qui c’è molto vento, le bandiere sembrano di legno”. Pensate che cazzata…Io salivo a bordo delle imbarcazioni con la voce, forse per un certo spirito di rivalsa dopo la grande ingiustizia subita nel ’68. Io e Giuliano Spingardi meritavamo di partecipare alle Olimpiadi in Messico. Invece ci esclusero. Che rabbia!. Il tennis? Stare nella “buca” del Foro Italico durante gli Internazionali d’Italia è stata una grande palestra professionale. Peccato aver saltato la trasferta in Cile in occasione della vittoria azzurra in Davis. Pietrangeli mi ha insegnato il tennis. Adriano Panatta mi ha laureato, mi ha fatto capire lo spirito di questo sport. Io nasco e muoio telecronista. Ho inventato le interviste prepartita e appena finita la gara prendevo i calciatori sotto braccio e li confessavo prima di tutti. L’idea di far intervistare a Maradona i compagni dopo la vittoria dello scudetto fu geniale. Sandro Petrucci, collega del Tg1, diceva che avevo tre anime: quella popolare degli stadi di calcio, quella aristocratica del tennis e quella romantica del canottaggio”.
Sugli attuali giornalisti sportivi poi dichiara, “Pardo mi somiglia, ha fatto il mio stesso percorso sul piano della simpatia, poi è romano, un gaudente. Piccinini mi piaceva, ora mi sembra troppo fabbricato. Non dimentico Caressa che nel 2006 in Germania fu l’unico a stringermi la mano dicendo: “Grazie Gian Piero, lei è stato quello che ha aperto una nuova strada nella telecronaca sportiva. Diletta Leotta è brava e bella. Sa di piacere e non lo fa pesare. Non come altre sue colleghe che se la tirano. Con lei avrei lavorato volentieri…”.
Il giornalista conclude con i suoi progetti futuri, “Mi piacerebbe tornare a lavorare in tv. Vorrei rifare in chiave moderna 90° Minuto. Intanto oggi sarò di nuovo dalla mia amica Mara Venier a Domenica In”.
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