Elezioni Midterm, l’approfondimento:
Gli americani sono ritornati alle urne dopo le presidenziali di due anni fa che hanno incoronato Donald Trump, insediatosi alla Casa Bianca sovvertendo tutti i sondaggi che lo davano per sconfitto nella volata con Hillary Clinton.
C’era tanta attesa per le elezioni di midterm, di metà mandato, lo stesso Trump si è speso tantissimo girando per tutti gli Stati e facendo anche più comizi durante una giornata. Si vociferava di un’onda blu, una dilagante ascesa dei democratici, che hanno conquistato la maggioranza della Camera, come era previsto, ma al Senato i repubblicani ne escono rafforzati.
Per questo motivo, l’inquilino della Casa Bianca ha espresso soddisfazione attraverso un tweet commentando le elezioni come “un grande successo”. Trump ha personalizzato molto queste elezioni, come fossero un referendum su se stesso, pertanto si è speso ventre a terra per ottenere un risultato soddisfacente.
Ci sono stati casi di presidenti come Obama e Clinton che, alle loro prime elezioni di metà mandato, hanno perso la maggioranza in entrambi i rami del Congresso per poi essere riconfermati alla presidenza.
The Donald si è fatto forte soprattutto di due risultati ottenuti in questi primi due anni di mandato: quello sui dati economici con la rivoluzione fiscale che ha portato ad una occupazione record e lo storico incontro con il dittatore nordcoreano, Kim Jong-un, dopo un periodo di forte tensione.
Poi ci sono tante questioni che dividono l’elettorato come le politiche sui dazi commerciali, sull’immigrazione e le varie inchieste che vedono coinvolto il presidente Usa, in particolar modo quella sul Russiagate che, però, non sembra averne scalfito più di tanto l’immagine.
Sul fatto che Trump sia una figura tanto chiacchierata e impopolare, non ci sono dubbi, ma queste elezioni hanno dimostrato che gode ancora di un certo consenso nell’area conservatrice degli Stati Uniti.
Ciò che, invece, è evidente nel campo democratico è la carenza di una leadership, il popolo non si riconosce ancora in una figura ben precisa, tant’è che in campagna elettorale è stato molto attivo Barack Obama, per la cui successione si invoca una candidatura forte e credibile.
Per i democratici, la scena se l’è guadagnata Alexandria Ocaso Cortez, la ventinovenne che si era aggiudicata prima le primarie per poi ottenere il seggio di deputata nel suo collegio di New York, probabilmente viene reputata troppo giovane per la leadership nazionale ma le premesse sono incoraggianti per la sua carriera politica.
I repubblicani, invece, hanno esultato in particolar modo per la vittoria di Ted Cruz in Texas nella sfida, tra le più in bilico, che lo vedeva contrapposto a Beto O’Rourke, definito da molti l’Obama bianco.
Lo scarto è stato minimo (51%-48%), sicuramente era una delle sfide più attese perché da un lato c’era chi aveva partecipato alle primarie presidenziali repubblicane vinte poi da Trump, e dall’altro c’è chi viene indicato come un possibile candidato alle primarie dem in vista del 2020.
Maurizio Longhi per BreveNews.Com
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