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Dire bugie non è sempre sbagliato. Ecco perché a volte è necessario raccontarle

Dire bugie non è sempre sbagliato:

“Chi è a corto di bugie non può salvarsi”, scriveva la poetessa Alda Merini. Sicuramente ci sono persone che sanno mentire meglio e altre che si lasciano schiacciare dai sensi di colpa. Ma le bugie sono sempre da condannare? Qual è la differenza tra bugie e omissioni? Come usarle entro i limiti? Domande che abbiamo posto alla psicoterapeuta Maddalena Vagnarelli.

Le bugie rappresentano l’intenzione di pervertire la realtà – spiega l’esperta – Si parte dal presupposto che chi mente sappia esattamente quale sia la sua realtà e racconti all’altro una storia completamente diversa. A spingerlo è sicuramente il senso di protezione nei confronti della relazione con l’altra persona o la salvaguardia della propria immagine

Quand’è che impariamo a dire bugie?
I bambini non sanno mentire sin da subito: imparano quando riconoscono l’altro come portatore di pensieri propri. A quel punto iniziano a immaginare e prevedere i pensieri dell’altro e imparano a costruire bugie sulla base di quelle informazioni. Se ad esempio so che mia mamma non vuole che io giochi a pallone dentro casa e io rompo un vaso giocandoci, so che per evitare la sua arrabbiatura dovrò costruire un’altra storia. Tutto questo per evitare il rischio che mi voglia meno bene a causa della verità. Questo implica la capacità di immaginare la reazione dell’altro e di gestire più pensieri contemporaneamente, con una certa dose di creatività”.

Perché il genitore si arrabbia quando il bambino inizia a dire bugie?
Perché il bambino inizia ad avere una sua individualità e non è più controllabile. Nella coppia, da adulti, questo rappresenta la rottura dell’illusione che le due persone siano una cosa sola. Nel momento in cui si riesce a uscire da questa idea, si realizza che non condividere tutto con l’altro è umano”.

A cosa serve saper dire bugie da adulti?  
Ad esempio a mentire su dove si era la sera prima, a trovare una scusa per non aver finito un lavoro con una scadenza precisa. Il meccanismo è semplice: magari immagino che, se dicessi di aver fatto tardi perché sono stato a chiacchierare con una persona che non sta particolarmente simpatico al partner, potrei creare rabbia e delusione. Questo potrebbe mettere a repentaglio la salute della relazione o l’immagine che l’altro ha di me. Lo stesso vale se ad esempio si è preferito il calcetto alla cena con i suoceri o il mare alla conclusione di un progetto di lavoro. Posso decidere di raccontare una bugia o di omettere: una “bugia bianca” potrebbe farci sentire meno in colpa e sembrarci meno grave. Le bugie servono nella misura in cui ognuno di noi sa di avere una sfera di intimità con se stesso e sia consapevole che non è necessario dire tutto a tutti. D’altra parte molto spesso le bugie vengono utilizzate per essere quello che gli altri si aspettano da noi”.

Dunque, siamo tutti bugiardi?
Assolutamente sì. Le ricerche dicono che soprattutto quando conosciamo un’altra persona siamo portati a raccontare almeno due o tre bugie. Questo perché ci piace fare una buona impressione. Ad esempio possiamo mentire su quanto sport pratichiamo, su quello che ci piace fare nel tempo libero. La “bugia delle bugie” è dire di essere una persona onesta, dimenticandoci della volta in cui abbiamo omesso di dire che eravamo in spiaggia invece che in ufficio o quella in cui abbiamo barato in un test all’università”.

Fin quando le bugie non sono gravi?
Nella misura in cui non mettono a rischio l’integrità della persona, il suo equilibrio psichico e l’intimità nelle relazioni. Le bugie, soprattutto se dette in continuazione, ci mettono di fronte al fatto di essere persone diverse da quelle che pensiamo gli altri si aspettino. Ad esempio, nel momento in cui ho una relazione parallela, quello che pesa non è tanto mantenere il segreto, ma svegliarsi tutte le mattine chiedendosi quanto ci si falsifichi all’interno della relazione e interrogandosi su se stessi. Il senso che le bugie hanno per le persone è molto soggettivo”.

Ci sono persone più brave a mentire?
E’ più bravo a mentire chi è creativo, chi ha un pensiero divergente, chi ha la capacità di sintonizzarsi sull’altro. Sono le stesse caratteristiche che, usate in altro modo, ci permettono di stare in una relazione in modo intimo e soddisfacente. Tutto dipende da quante distanze le bugie mettono e da quanto ci permettono di stare in una relazione in maniera sufficientemente autentica. Le persone meno brave a mentire sono quelle che non reggono l’ansia e che faticano a ricordarsi le storie che raccontano, che tendono a sentirsi in colpa nel nascondere qualcosa a chi amano e a chi le ama”.

Esempi di bugie non dannose?
Ad esempio tardare mezz’ora perché si stava parlando con un collega dei mondiali e dire che si è tardato perché si doveva finire un lavoro. Oppure reagire con gratitudine di fronte a un regalo orrendo – continua la psicoterapeuta – Dire di essere attratte da un collega non necessariamente crea un danno alla relazione. Se nella relazione c’è un sufficiente grado di intimità, fiducia e dialogo non c’è nulla che sia indicibile. Al contrario, dirlo è un grosso attestato di fiducia. Se però il mio concetto di persona per bene implica che io non abbia occhi per nessun altro diventa molto difficile confidare una cosa del genere, perché mette in discussione l’immagine idealistica che ho di me”.

Esempi di bugie nocive?
Sono quelle in cui si inizia a sentire ansia, paura e senso di colpa. Sono tutte sensazioni che mettono in difesa e allontanano dall’altra persona. Nell’esempio delle relazioni parallele, ci si può sentire in ansia, avere paura di essere scoperte, di ferire l’altro. Il punto è che per uscire da questa impasse ci si deve chiedere: riesco a prendermi la responsabilità di questa verità?”.

Esempi di bugie delicate?
Essere gay e non fare coming out costringe a continue omissioni e bugie. Entra in gioco un sistema complesso. Dire la verità mi libererebbe e mi consentirebbe di vivere la mia vita serenamente. Ma dall’altro lato devo chiedermi se ho le risorse per affrontare quello che succederà nel momento in cui racconterò la verità. Mentire, in questo caso, falsifica una parte importante della mia identità. Le ricerche dicono che fare coming out sia salutare, ma se non ci si sente ancora pronti, farlo forzatamente può essere molto pesante e faticoso a livello psichico. La bussola è sempre all’interno della pancia delle persone”.

Qual è il segreto per mentire bene?
Mentire costantemente in una relazione è pericoloso, erode l’intimità. Mentire sul lavoro, a volte, può essere utile. Il suggerimento è non inventare storie troppo creative e arzigogolate, perché devo essere in grado di controllare e gestire quelle bugie a livello di memoria e di cognizione. Devono essere bugie credibili. Una febbre è sicuramente più credibile di un attacco ufo ma, se ogni sabato si ha la febbre, sicuramente il nostro datore di lavoro si farà qualche domanda”.

Esiste un modo per mentire entro i limiti e senza provare sensi di colpa?
Se siamo certi che con una bugia non stiamo minando la qualità di una relazione, possiamo permetterci di dirla, per concederci ‘uno spazio nostro’. Se quindi non si tratta di minare o pregiudicare una relazione, ma di conservare un’intimità con noi stessi. Pensarla in questi termini potrebbe sicuramente aiutare a non sentirsi in colpa nell’omettere dettagli poco significativi o nell’utilizzare ogni tanto qualche scusa per salvaguardare il quieto vivere”.

Fonte: La Repubblica

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