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Turchia, team italiano svela il mistero della “porta dell’inferno”

Un team italiano svela il mistero della “porta dell’inferno”

Dall’alto del suo piedistallo il Sacerdote eunuco annunciava l’ingresso di un toro che ai suoi piedi moriva praticamente all’istante. Nell’anfiteatro si udivano urla di stupore e sospiri per il sacrificio alle divinità, ritenuta una “magia” inspiegabile, che oggi finalmente è stata svelata: nulla a che fare con gli dei e le forze soprannaturali, durante i sacrifici nella “Porta degli inferi” era l’anidrdide carbonica ad uccidere.

A dare il via ai lavori per svelare l’arcano e stato un gruppo di ricercatori italiani e di colleghi internazionali. Secondo quanto riferisce ‘La Repubblica’ sette anni fa la Missione Archeologica italiana ha infatti scovato una Porta dell’Inferno durante uno scavo, concluso poi nel 2013, nell’antica città di Hierapolis, nel sud-ovest della Turchia. In quelle rovine c’era un santuario degli dei dell’oltretomba Plutone e Kore (Ade e Persefone per i greci), chiamato Ploutonion dai romani. Si trattava di una sorta di grotta sotto il teatro alla base degli spalti dell’antico anfiteatro: era il punto in cui i sacerdoti portavano gli animali per i sacrifici che, in un misterioso momento carico di eventi sovrannaturali per i presenti, morivano velocemente davanti al pubblico.

Secondo un nuovo team di scienziati guidati da Hardy Pfanz dell’Università di Duisburg-Essen (Germania), il motivo non era certo legato a super poteri ma a un eccesso di diossido di carbonio vulcanico: in quell’esatto punto infatti la concentrazione era tale da uccidere un toro e, potenzialmente, anche un uomo come i sacerdoti di Plutone che però, quasi fosse un miracolo, venivano risparmiati.

I ricercatori hanno scoperto che da quella fessura nella grotta infatti tutt’oggi vengono sprigionate quantità di anidride carbonica di origine vulcanica letali a seconda dei momenti della giornata e i risultati delle concentrazioni misurate sono stati pubblicati sulla rivista Archaeological and Anthropological Sciences.

·GIORNO E NOTTE: GLI EFFETTI
Di notte il gas, più pesante dell’aria, risulta letale per gli animali, soprattutto in corrispondenza della fessura (in basso), mentre quando il sole è alto è meno pericoloso. All’alba è il momento peggiore: nei 40 centimetri a ridosso del suolo c’è una concentrazione di anidride carbonica pari al 35% del totale. Per gli studiosi tedeschi i sacerdoti, che avevano intuito le dinamiche del fenomeno, svolgevano i riti all’alba: si mettevano su un piedistallo di pietra, o comunque in alto, e lasciavano che l’animale morisse rapidamente. Una furbizia che, nei secoli, gli ha garantito lo status che “indossavano” davanti al pubblico.

I racconti dei sacerdoti ”salvi” si trovano anche nelle testimonianze dello storico greco Strabone che parlando di Hierapolis sosteneva che questi fossero “immuni” dai fumi tossici: per questo motivo Pfanz ipotizza che i riti avvenissero a mezzogiorno (con la CO2 ormai dissipata) mentre l’archeologo italiano Francesco D’Andria dell’Università del Salento sostiene che potessero avvenire anche di notte (quando le emissioni erano più letali) dato che il suo team ha trovato lampade ad olio vicino alla Porta dell’Inferno.

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