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Spettacolo

Eleonora Abbagnato: “A Milano è legato un mio incubo d’infanzia. Io alla Scala? Ecco come stanno veramente le cose”

Eleonora Abbagnato: “A Milano è legato un mio incubo d’infanzia. Io alla Scala? Ecco come stanno veramente le cose”. Eleonora Abbagnato su Milano e il possibile approdo alla Scala. La ballerina siciliana, direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma, 46 anni, ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

«A Milano è legato un incubo della mia infanzia: la durezza delle suore del collegio che mi ospitarono mentre ero allieva, per poco, della Scuola di Ballo della Scala. Quello degli internati è uno dei problemi che affliggono la danza. Anche all’Opera di Roma sto lottando per offrire agli allievi una nuova struttura per il 2027 a Tor Marancia».

Eppure giravano voci sul suo arrivo alla Scala alla direzione del ballo.
«Non ho mai domandato nulla e nessuno mi ha mai chiesto nulla. Sono quasi dieci anni che dirigo il Balletto dell’Opera di Roma. Arrivai nella capitale da Parigi nel 2015: trovai una situazione critica. Oggi è molto positiva con 62 spettacoli a stagione. Ho introdotto la fisioterapia per i ballerini, mentre le sale ballo e i camerini sono stati ristrutturati. Lotte condivise con i sovrintendenti. Con la grinta i risultati si ottengono: i balletti costano la metà delle opere e il pubblico risponde con i sold-out ai titoli classici. La danza non muore. I segnali forti ci sono: mi hanno nominata presidente del Consiglio generale dello spettacolo. Al mio posto, avrebbero potuto mettere un musicista e una personalità del teatro».

Eleonora Abbagnato: “A Milano è legato un mio incubo d’infanzia”

A Roma il suo contratto scade a febbraio 2025. Poi?
«Mi hanno prorogato il contratto fino a luglio 2025, per la stagione estiva a Caracalla. Poi vediamo: tengo molto all’Opera di Roma e ai miei ballerini. I rapporti che ho coltivato con coreografi come Forsythe, Kylián e Preljocaj mi permettono di mandare avanti un repertorio enorme. Avere Parigi alle spalle è la mia grande fortuna».

Quindi non esclude un rilancio della sua direzione?
«Non escludo nulla. Noi direttori dobbiamo mandare avanti il lavoro: sicuro che non lascio in mani sbagliate».

Supererebbe il record decennale di Carla Fracci a Roma. Quanto costa a una stella della danza chiudersi in teatro a dirigere gli altri?
«Dirigere è molto difficile. Quando cominciai Jiří Kylián mi disse: “Soffrirai e nessuno ti ringrazierà”. Lavoro dalle 8 all’1 di notte. Quando danzo ritrovo il tempo per me sola ed è un sollievo: continuare per me è fondamentale».

Eleonora Abbagnato: “Io alla Scala? Ecco come stanno veramente le cose”

[…] Oggi, nell’epoca del politicamente corretto, provocatori come Nureyev o lo stesso Petit, che spingeva i danzatori a superare i tabù, verrebbero blindati.
«Questa generazione non accetterebbe mai le loro provocazioni. Ti spingevano verso la perfezione a tutti i costi. E i risultati c’erano. Erano comportamenti estremi, ma la mia generazione è cresciuta anche grazie a loro: piangevamo, però ci rimettevamo subito in gioco. Oggi, io stessa dico ai maestri in sala-ballo di stare molto attenti con i ragazzi: affrontano una vita molto diversa e dobbiamo adeguarci».

Oltre alla compagnia in teatro, con suo marito, l’ex calciatore Federico Balzaretti, oggi commentatore sportivo per Amazon e Dazn, si occupa di quattro figli. Come fa a fare tutto?
«Sembra impossibile, ma è tutta questione di organizzazione. Abbiamo già programmato il 2025 completo, studi e attività compresi, tra sport, danza e altro. Altrimenti andrei fuori di testa. Anche Federico è sempre stato sotto gli occhi di tutti e nel mirino dei critici. Ma guarda sempre avanti. Ci assomigliamo».

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