Francesca Fagnani: “Giambruno a Belve? Non è Meloni che decide. Io prepotente e narcisa. E non guardo la bilancia”. Francesca Fagnani si Giambruno a Belve, e non solo, la giornalista e conduttrice romana, 48 anni, da martedì 19 novembre torna con il suo programma in onda su Rai2 in prima serata. Ne parla in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Un suo difetto, sgradevole però.
«Sono prepotente, ho la tendenza a essere impositiva. Sul lavoro quando devi prendere decisioni è naturale esserlo ed è anche giusto, nel privato invece purtroppo — e sottolineo purtroppo — ti tocca scendere a compromessi».
È più egocentrica o narcisa?
«Narcisa, sicuramente».
Si specchia?
«Sì. Sempre. Anche nelle placche di ottone dei citofoni».
È più ossessionata dalla bilancia o dallo specchio?
«La bilancia non la guardo, ho lo stesso peso dal liceo. Invece lo specchio… ma non è un’ossessione, è semplicemente più forte di me. Se passo davanti a un motorino parcheggiato un’occhiata nello specchietto la do».
Nella prima puntata ci sarà Mara Venier.
«È una donna allegra e solare, però vedrete anche i suoi aspetti inediti, una versione più riflessiva e malinconica».
Scamarcio?
«Una sorpresa, è stato molto disponibile al gioco, più divertente che ombroso. In generale però trovo sempre difficile intervistare gli attori, perché hanno la capacità di interpretare un personaggio anche quando li intervisti, del resto sanno recitare».
Flavia Vento sicuramente non sa recitare…
«No, ma è stata eccezionale, molto divertente. Il suo sogno oggi è tornare vergine come la Vergine Maria. La vedo dura».
Francesca Fagnani: “Giambruno a Belve? Non è Meloni che decide”
Le trattative con Giambruno come vanno?
«Non le faccio io, stanno dialogando Rai e Mediaset. Io mi sono limitata ad invitarlo. È Mediaset che deve firmare la liberatoria».
Quindi se non viene non è colpa di Giorgia Meloni ma di Mediaset…
«È una loro risorsa, ma un’azienda importante come Mediaset che crede nella libertà della circolazione delle idee non credo farà problemi. In caso contrario mi meraviglierei. Non ci sarebbe motivo».
Pensando al passato, il podio dei simpatici e degli antipatici?
«Io gli antipatici li metto nel podio dei simpatici, perché quando sono particolarmente antipatici sono assolutamente funzionali al successo della puntata. Il problema è all’opposto, quando non si sbottonano e restano sulle loro».
Un antipatico funzionale?
«Monica Guerritore. Quando le ho chiesto che la definivano radical chic voleva andarsene. Poi rispose che chi la giudica così è una massa di ignoranti, confermando in qualche modo il cliché su di lei. Ha avuto il coraggio di essere se stessa: essere antipatici non è da tutti, io li ammiro tanto gli antipatici. Fare i simpatici è più facile».
Raoul Bova non si era trovato bene, così pare.
«Se un’intervista non funziona la colpa è mia, in quel caso è stato complesso gestire la sua timidezza, ma se ancora se ne parla, ha fatto il suo: sono peggio le interviste che ti dimentichi».
Chi insegue?
«Ci sono persone a cui non lo chiedo nemmeno perché so che non verrebbero. Come Maria De Filippi».
Francesca Fagnani: “Nessuno mi chiede le domande prima”
Le chiedono prima le domande?
«No. Le domande prima no, ma i tagli dopo sì, non perdono il vizio. Spiego sempre però che non decide l’intervistato».
[…] Il cachet agli ospiti aiuta a farli sbottonare?
«No, anche perché il mercato esiste per tutti i programmi. Quindi, no, il segreto non è quello».
Rai2 sta andando male, sa che viene accolta come la salvatrice della patria?
«Mentre cerco il mio corno portafortuna, le rispondo che nessuno salva niente, per carità. Ci sono tanti professionisti bravi in Rai, si tende a generalizzare per programmi che non hanno funzionato, ma i meccanismi della tv sono molto complicati, a volte c’è bisogno di un ragionamento più accurato su alcune scelte».
[…] TeleMeloni esiste?
«Sono abituata a parlare di quello che mi riguarda, e io non ho mai ricevuto nessuna pressione né da destra né da sinistra, né dal centro. In generale però uno la libertà se la dà, non bisogna aspettare che qualcuno te la conceda».
Come si concilia l’intrattenimento di «Belve» con le sue inchieste sulla mafia?
«Le ho sempre fatte, anzi ho iniziato con quel tipo di inchieste e non ho mai smesso, è una direzione mai interrotta e non credo sia antitetica ad altre forme di giornalismo. Ritengo che il genere dell’intervista sia nobile, complicato, alto. A volte è stato trattato male perché si è andati troppo incontro alle esigenze dell’intervistato per motivi di concorrenza, pur di avere un leader politico o un ospite. E così si perde il senso, l’intervista diventa meno frizzante, meno pepata».
È fidanzata con Enrico Mentana… Quanto le scoccia parlare della sua vita privata?
«In linea di massima non amo parlare della mia vita ma sono l’ultima che può dirlo: sono vittima di me stessa. Mi chieda però tutto quello che chiederebbe a Enrico».
[…] Perché non vi sposate?
«Perché non ne sentiamo il bisogno».
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