Claudio Amendola: “Patriarca? Ho dato l’Alzheimer a Nemo per un motivo preciso. E sui Cesaroni…”. Claudio Amendola su Il Patriarca, e non solo. L’attore romano, 61 anni, parla della seconda stagione della fiction Mediaset in cui veste i panni di Nemo, un boss pugliese, oltre al ruolo di regista della serie in onda su Canale 5 da venerdì 15 novembre. Di seguito vi proponiamo alcuni passaggi dell’intervista rilasciata a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’.
Le è mancato Nemo?
«Mi è mancato perché ha più di una sfaccettatura e mi permette di confrontarmi con la debolezza del forte. Nemo ha una malattia, e quando un uomo forte si trova davanti a qualcosa più forte di lui che non può combattere allora diventa interessante. Mi è piaciuto dare una debolezza a questo personaggio».
Come procede la malattia in questa stagione?
«Un piccolo peggioramento c’è, ma non gli impedisce di essere lucido e a capo della sua organizzazione».
Nelle note di regia ha scritto: «Anche questa seconda stagione esplorerà tutta la gamma delle passioni umane, dall’ambizione all’orgoglio, dall’amore alla vendetta». Partiamo dalla prima, l’ambizione: quanto è presente (o lo è stata) nella sua vita?
«Lo è stata molto in passato, ha fatto parte di un periodo di onnipotenza abbastanza lungo in cui il successo non lo quantificavo per quello che era ma per quello che mi dava. Per fortuna poi è passata, ora la mia ambizione è essere felice».
Ci sta riuscendo?
«Sarebbe grave se non fosse così alla mia età e con la fortuna che ho avuto. Sono in pace con me stesso, sono felice di ciò che ho ottenuto e di quello che avrò. Non rimpiango nulla».
Claudio Amendola: “Patriarca? Ho dato l’Alzheimer a Nemo per un motivo preciso”
[…] La vendetta è un piatto da gustare freddo o, come diceva la poetessa Alda Merini, «la miglior vendetta è la felicità»?
«Sposo entrambe le definizioni. La vendetta si gusta molto meglio freddissima, dopo tanti anni. Però mi piace tantissimo che la vendetta sia la mia felicità».
[…] Come regista è molto severo con sé stesso?
«Sono l’unico con cui sono severo, e allo stesso tempo l’unico di cui mi fido ciecamente! Ho lavorato con registi che coccolano, urlano oppure odiano gli attori: ci sono mille modi per approcciarsi a un attore, ma l’unico giusto è quello di rispettare i suoi tempi e modalità. Recitare è un lavoro privilegiato ma difficilissimo, che influisce sull’emotività. Se ami gli attori, la regia è un enorme lavoro di psicologia».
Gli sceneggiatori hanno scatenato le loro peggiori fantasie o si sono ispirati a storie vere?
«La realtà è sempre molto peggio di quello che possiamo immaginare. La sceneggiatura, in una serie “crime-melò” come questa, è il vangelo e, siccome raccontiamo una storia fittizia, è tutto frutto della fantasia».
Nemo è il boss di Levante, in realtà Monopoli (BA).
«Abbiamo girato in tanti posti della Puglia, oltre a Monopoli. Ci siamo allargati mostrando scorci diversi. Raccontando un paese immaginario abbiamo potuto prendere il meglio da tante zone diverse».
[…] Ci aggiorna sulle riprese di “I Cesaroni 7”?
«Dovremmo iniziare a girare il 24 febbraio: sarò io a dirigere la serie. Stiamo lavorando come pazzi sulle sceneggiature e per i casting sto vedendo tantissimi ragazzi. Saremo tutti i Cesaroni maschi e due o tre chicche femminili, se riesco a chiuderle… So quanto è attesa, siamo consapevoli che è una grande sfida».
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