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Noémie Merlant: “MeToo ha fatto bene anche gli uomini, soprattutto in un caso. Cam girl? Ho creato un vero account”

Noémie Merlant: “MeToo ha fatto bene anche gli uomini, soprattutto in un caso. Cam girl? Ho creato un vero account”. Noémie Merlant sul MeToo l’account vero creato a suo nome su un sito hotel, e non solo, l’attrice francese, 36 anni, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Cosa le ha ispirato la trama di Les Femmes au balcon? Tre amiche convivono a Marsiglia in giorni di caldo torrido e giocano a “spiare” dalla finestra il dirimpettaio belloccio. Che, per inciso, è Lucas Bravo, il bel Gabriel di Emily in Paris, in versione inquietante.
“Serviva un attore in grado di attrarre e di terrorizzare. Uno capace sul serio, insomma, e Lucas ha una presenza incredibile e – dote che più apprezzo – non teme il ridicolo. C’era davvero un vicino che mi aveva colpito nel periodo in cui, interrotta una relazione insoddisfacente, mi sono trasferita a casa della mia amica Sanda (Sanda Codreanu, che in Les Femmes au balcon impersona Nicole, ndr).

Per la verità era lui a osservare noi, incuriosito della nostra libertà, della nudità senza tabù. Una nudità che non ha niente di seduttivo. Di rivendicativo, piuttosto: perché gli uomini possono girare senza camicia o maglietta e le donne no? Non è un caso che nell’ultima scena, sul lungomare, siano in topless senza complessi. Ero una modella e conosco bene la dittatura di Instagram, l’obbligo dei corpi ad apparire sessualizzati e levigati”.

Noémie Merlant: “MeToo ha fatto bene anche gli uomini, soprattutto in un caso”

I dialoghi si rifanno ai vostri?
“Sì, tra me, Sanda e le sue sorelle, mentre nel film ho introdotto la figura di Ruby, una camgirl (chi si esibisce a pagamento attraverso una webcam, qui impersonata dall’attrice Sohueila Jacoub, ndr). Ci confidavamo le aspirazioni, i traumi (io stessa ho subito uno stupro), ci confrontavamo sull’oppressione sociale. Dopo aver girato Ritratto della giovane in fiamme con Céline Sciamma (che peraltro si è generosamente offerta di darmi una mano con la sceneggiatura) e dopo il #MeToo, la mia consapevolezza di coscienza è cresciuta esponenzialmente”.

Quali risultati vede rispetto a sette anni fa, quando è nato il movimento?
“Tante narrazioni nuove – per quanto magari non siano ancora abbastanza – e una sensibilità nuova. Persino lo sguardo è cambiato, ma non intendo generalizzare: un uomo può avere uno sguardo femminile e una donna uno sguardo maschile. Essere femministi conviene a chiunque: tanti maschi che non riuscivano ad adattarsi alla dinamica del patriarcato adesso hanno spazio per la loro voce. L’intento non era realizzare un piccolo saggio, quindi mi sono avvicinata alla materia mescolando commedia, thriller, sangue, fantasy, horror, assurdità. Con un’alta dose di humour: aiuta a prendere le distanze dalle tragedie e contribuisce a gestirle meglio, oltre a sprigionare un po’ di speranza”.

[…] C’è addirittura una scena in cui lei, travestita da Marilyn Monroe, ha un attacco di flatulenza…
“Ho deciso sin dall’inizio che il mio personaggio sarebbe stato un’attrice che abbandonava un set, e non semplicemente perché io sono un’attrice, ma perché le donne storicamente hanno immancabilmente dovuto interpretare ruoli. Immaginavo che sarebbe stata bionda, e un giorno ho avuto una folgorazione: “Potrebbe essere Marilyn!”. Una delle star più oggettificate del mondo che si libera… Sì, era simbolico per me: volevo riscattare Marilyn Monroe!”.

Noémie Merlant: “Cam girl? Ho creato un vero account”

Come si è preparata sull’universo delle camgirl?
“Mi sono creata un account a uno dei siti assieme a Souheila e Sanda. Purtroppo sono così imbranata che l’ho fatto con la mia identità… (ride) È stato sorprendente”.

In che senso?
“Abbiamo dovuto abbandonare i paraocchi, scoprendo che alcune adorano questo mestiere, non subiscono costrizioni. Decidono, è una scelta. Quello che era più divertente – e terribile nel contempo – erano i commenti: alcuni carini e interessanti, parecchi duri e ignobili. Non troppo lontani da quelli che si leggono quotidianamente sui social media”.

Le capita di cercare il suo nome su Google?
“Oh sì, certo! Non per narcisismo, per tentare di capire. Se hai un marchio, vuoi vedere il grado di apprezzamento di quello che vendi. Io non vendo niente, ovvio, però ho l’ambizione di suggerire qualcosa al pubblico, di dialogare a distanza e, quindi, mi serve rendermi conto: le questioni che affronto interessano alle persone? Cosa le interessa di più? Cosa non le interessa affatto?” (Foto frame video Noémie Merlant Instagram).

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