Stefania Sandrelli: “La Chiave una fortuna. Due scandali? Rifarei tutto. Ci provai con De Niro ma lui…”. Stefania Sandrelli su La Chiave, i due scandali, il tentativo con De Niro, e non solo, l’attrice toscana, 78 anni, ripercorre la sua vita in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] Due figli e cinque nipoti. Che madre è stata?
«Mi sarebbe piaciuto avere più figli, il problema è che data la mia vita lavorativa, sono stata un po’ assente e soprattutto avrei rischiato di farli tutti con padri diversi, cosa che è in parte avvenuta. Infatti Amanda l’ho avuta con Gino Paoli e Vito è nato dal matrimonio con Nicky Pende».
Quando rimase incinta di Paoli?
«Ci eravamo conosciuti alla Bussola, lui mi invitò a ballare, io non sapevo che fosse sposato e comunque la scelta nei suoi confronti fu la mia, anche se, quando rimasi incinta, non pensavo di sposarlo. Mi sono dimostrata molto coraggiosa, ho affrontato serenamente lo scandalo in un’Italia di quei tempi, molto diversa da oggi, stiamo parlando del 1964, medioevo».
[…] La convivenza con Paoli?
«Un po’ precaria, vivevamo insieme un po’ a Roma, un po’ a Milano. Lui bugiardissimo, un giorno ho scoperto tutti gli altarini e poi ho avuto un buon rapporto con la moglie Anna. In ogni modo con Gino abbiamo mantenuto buoni rapporti: quando hai un figlio con una persona come fai a chiudere i rapporti?».
[…] Poi nella sua vita è arrivato il chirurgo Nicky Pende.
«Anche con lui, come con Gino, strana coincidenza: ci siamo conosciuti ballando in una discoteca a Roma. Ci siamo sposati nel 1972 e all’inizio era ottimo, tutto filava liscio. Purtroppo, però, aveva il vizio del bere… si trasformava da dottor Jekyll a Mister Hyde… scenate terribili, volavano i piatti e abbiamo divorziato. Per fortuna nostro figlio Vito, anche lui medico, è tutt’altro carattere».
Stefania Sandrelli: “La Chiave una fortuna”
[…] Lei di relazioni pericolose ne ha avute molte?
«Se anche è capitato, non ho mai avvertito questo timore del pericolo, anche se non mi ritengo una eroina… di sbagli nella vita se ne compiono tanti».
Si è mai pentita dello scandalo suscitato dal film «La chiave» diretta da Tinto Brass?
«Mai. Ho sempre avuto un certo istinto che mi indica le strade giuste, di cui mi fido e continuo a fidarmi. Sono sempre stata io a scegliere le cose da fare, mai stata scelta. Quello di Tinto, un film femminista, dove il mio personaggio mette alla berlina un porco inverecondo guardone… una denuncia a tutti gli effetti… un film trasgressivo e non pornografico, semmai ricco di grande ironia.
Ho avuto fortuna anche in quel caso nell’essere scelta per il ruolo: non ero proprio una ragazza e non mi sono spogliata tanto per farlo, per far giudicare al pubblico se ero ancora bella… l’ho fatto in piena libertà… Diceva mia madre: “Ciò che avviene, conviene” ed è giusto così, cioè che le proposte capitino al momento opportuno. Sembrerò sfrontata, ma lo rifarei, anche se ovviamente non avrei più il fisico adatto».
Stefania Sandrelli: “Due scandali? Rifarei tutto”
Oggi non proverebbe vergogna?
«Assolutamente no, e ho spiegato il motivo. E poi oggi non si vergogna più nessuno di niente, mentre invece ci sono delle persone che dovrebbero nascondersi la faccia dietro un bel paio di mutande».
Insomma, una donna libera a 360 gradi sin da giovanissima… Le è anche capitata qualche storia d’amore con qualche collega?
«In “Divorzio all’italiana” ero affascinata da Mastroianni, ma ero poco più di una bambina e lui fu correttissimo. Uno degli attori più belli era Robert De Niro, che ho conosciuto sul set di “Novecento” di Bertolucci, e con grande faccia tosta gli dissi: ma quanto sei carino! Lui si mise a ridere e si ritrasse, era molto discreto… L’unico con cui è accaduta qualcosina fu Depardieu, qualche “balletto”, qualche… tip tap… lui era un uragano…».
Quali invece i personaggi da cui è rimasta particolarmente colpita?
«Con Pier Paolo Pasolini abitavamo vicini e ci incontravamo quasi tutte le mattine: un’anima grandiosa, gentile, altruista… dal suo sguardo traspariva intelligenza e sapienza. La prima volta che incontrai Alberto Moravia fu a un concerto di musica dodecafonica, una roba tosta e un po’ noiosa. Sedevo dietro di lui e lo vedevo scuotere la testa, sbuffava talmente forte che si faceva sentire da tutti… Poi lo conobbi in altre occasioni e fui ospite spesso a casa sua con altri scrittori, attori… un’accoglienza squisita, un vero signore. E soprattutto, a Cannes, ho conosciuto e poi fatto amicizia con Mario Soldati, un genio, molti anni prima di conoscere suo figlio Giovanni».
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