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Barbara D’Urso, il figlio Emanuele Berardi: “Ho escluso i miei genitori dal mio primo film. Le loro reazioni…”

Barbara D’Urso, il figlio Emanuele Berardi: “Ho escluso i miei genitori dal mio primo film. Le loro reazioni…”. Barbara D’Urso, il figlio Emanuele Berardi, produttore cinematografico come suo padre Mauro, 35 anni, parla del suo primo film ‘Shukran’ in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Da dove si inizia con una società giovane?
«Questo film è anche il primo per il regista perché le sfide ci piacciono. E poi credo che, se sei una casa di produzione piccola (Addictive ideas, insieme a Guia Invernizzi Cuminetti, ndr), un po’ devi anche farti notare scegliendo i progetti giusti. Non puoi ovviamente mirare agli incassi, ma a percorsi alternativi come i Festival, le piccole proiezioni. Noi siamo molto contenti perché Shukran è stato recepito dal pubblico con l’intenzione giusta: non è un film politico, non prende le parti di nessuno, ma accende i riflettori su un conflitto che dura da troppo tempo. Stiamo vivendo un momento molto difficile, siamo circondati dalla guerra. L’Ucraina, Gaza… il conflitto in Siria va avanti dal 2011 e nessuno ne parla più, ma anche se non ne parli la guerra continua».

Lavorare nel cinema è quello che voleva fare da bambino?
«In realtà ho iniziato come fotografo, ho iniziato a scattare le prime foto a 18 anni. Al mattino andavo a scuola e nel pomeriggio facevo l’assistente. Dopo 10 anni ero arrivato a un buon livello, e ho cominciato a fare anche il videomaker. Ora sono passato dall’altra parte (ride)».

Barbara D’Urso, il figlio Emanuele Berardi: “Ho escluso i miei genitori dal mio primo film”

[…] Suo padre Mauro Berardi, storico produttore, le ha dato consigli per questo film?
«Diciamo che l’ho escluso completamente da questo lavoro (ride). Allo stesso modo ho escluso mia madre. Io e la mia socia Guia abbiamo voluto provarci da soli, senza l’aiuto di nessuno. Il giorno dell’anteprima, alla Festa del cinema di Roma, era un po’ arrabbiato perché non aveva visto praticamente nulla. Si era un po’ offeso. Ma io sono fatto così. Sento sempre il supporto morale dei miei genitori, in ogni cosa che faccio, ma preferisco tenerli fuori dal mio lavoro. Il film non l’avevo fatto vedere nemmeno a mio fratello, e lui fa il chirurgo, proprio come il protagonista del film».

Che cosa le ha detto dopo la sua famiglia?
«Mia madre, si figuri, è sempre “amore di mamma”. Si è commossa, un mare di lacrime di gioia. Mio padre è impazzito, era felicissimo. Devo dire che da tanti professionisti del settore abbiamo ricevuto feedback molto positivi. Mio fratello che è sempre stato quello serio della famiglia, quello che salva vite davvero, era entusiasta».

Lei è da sempre molto riservato sulla sua famiglia d’origine. È solo per un desiderio di privacy?
«Dipende anche da come sono stato cresciuto, i valori che mi hanno trasmesso mi hanno portato ad avere un carattere esuberante ma allo stesso tempo per niente desideroso di diventare famoso. Non ho mai desiderato essere riconosciuto per strada».

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Quando, invece, si è reso conto che ai suoi genitori succedeva?
«Mio padre ha sempre lavorato dietro le quinte, quindi la sua faccia non è mai stata popolare. Nonostante sia stato uno dei più importanti produttori italiani nessuno l’ha mai fermato per strada. Con mia madre è sempre stato molto diverso. Quando io ero bambino lei era la dottoressa Giò, e quando invece avevo 17 anni lei conduceva le prime edizioni del Grande fratello».

Il consiglio materno che si porta dietro?
«Mi ha insegnato a essere positivo anche quando di positivo non c’era nulla. Potrebbe sembrare un qualcosa di scontato, ma è una cosa che tuttora faccio fatica a fare. Devo ripetermelo continuamente. Anche durante la lavorazione di Shukran ci sono stati dei momenti molto duri e lei mi ha sempre trasmesso grande positività».

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