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Sara Curtis: “La Nigeria è dentro di me. Giochi? Io da spettatrice a protagonista. La passione per lo sport trasmessa dai miei genitori”

Sara Curtis: “La Nigeria è dentro di me. Giochi? Io da spettatrice a protagonista. La passione per lo sport trasmessa dai miei genitori”. Sara Curtis sulla Nigeria, i Giochi Olimpici a Parigi, la passione per lo sport, e non solo, la nuotatrice più veloce d’Italia, nata a Savigliano (Cuneo) 17 anni fa, si racconta in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] I suoi riferimenti, Sara. Papà Vincenzo, ex ciclista, mamma Helen, ex atleta nigeriana, suo fratello Andrea. E poi?
“La passione per lo sport me l’hanno trasmessa i genitori. Mio padre è autotrasportatore, ma da ragazzo qualche gara in bici l’ha fatta; mia madre lavora alla Balocco a Fossano, e da bambina in Nigeria ha fatto atletica. Crescendo ho tifato Federica Pellegrini, ovvio (Sara le ha tolto il record cadette nei 100 stile, ndr). Ma mi piacevano moltissimo anche la svedese Sarah Sjostrom, che faceva la mia gara, e Simone Biles, la fuoriclasse americana della ginnastica. Un mito assoluto”.

[…] Lei è molto giovane: cosa sa dei Giochi?
“Ho ricordi precisi di Rio 2016: era estate, avevo 10 anni, eravamo in vacanza a Cervaro, provincia di Frosinone, nella casa di famiglia del nonno. Con i miei cugini passavamo le giornate attaccati alla tv, non ci perdevamo nessuna gara di nessuno sport: da spettatrice, ero emozionatissima. Adesso tocca a me: a Parigi la protagonista sarò io”.

Sara Curtis: “Giochi? Io da spettatrice a protagonista”

[…] I 50 metri sono praticamente un’apnea. La sua è corta ventiquattro secondi e cinquantasei centesimi.
“Respiro una volta sola, ed è già troppo. Sarah Sjostrom non respirava mai, per dire. Si vince o perde in due metri di gara; devi avere testa e sensibilità. Quando inizia, è già finita. Importantissima è la fase subacquea. I compagni di Nazionale che fanno il mezzofondo, mi prendono in giro: la tua non è una prova seria… Poi nuotano i 50, e si rendono conto delle difficoltà”.

Quest’anno l’Olimpiade, nel 2025 la maturità.
“Riesco a conciliare nuoto e studio, ho sempre vissuto le due cose insieme. Anzi: quando non nuoto faccio più fatica a studiare. A scuola vado bene, i professori sono i miei primi tifosi, in classe all’Istituto tecnico economico e turistico di Savigliano siamo solo in nove alunni, li considero come fratelli. Per riuscire a fare tutto mi sveglio alle 6,45 e preparo due zaini: uno per la scuola e uno per il nuoto”.

All’Università, nel futuro, pensa?
“Sì, certo. Impegnarmi solo nel nuoto potrebbe essere deleterio: se mi fisso su una cosa, poi quella cosa rischia di andare male! Studiare mi serve anche per staccare la testa e divagare. Mi intriga molto psicologia, per poi specializzarmi in psicologia dello sport. Oppure scienze motorie”.

[…] Racconti come è nato il rito del ciondolo.
“Dunque ho questo ciondolo che rappresenta l’Africa, il continente di mamma. L’anno scorso, mentre partecipavo a delle gare giovanili, non sapevo dove metterlo. Ho detto al mio allenatore, Thomas Maggiora: «Tienilo tu». La gara è andata molto bene, a quel punto è diventato il nostro rito. Un mese dopo ho vinto il mio primo titolo assoluto. Funziona!”.

Sara Curtis: “La Nigeria è dentro di me”

[…] E quando non nuota o non studia, Sara, cosa fa?
“Mi piace leggere, soprattutto romanzi gialli: La verità sul caso di Harry Quebert è il mio preferito. E le poesie di Milk and Honey, postate su Instagram da Rupi Kaur. Cerco di scriverne anche io: raccolgo i miei pensieri in rima”.

Il suo social di riferimento?
“Instagram. Posto molto nuoto e poca vita privata, però. Tik Tok lo guardo e basta”.

Nonno Paride e nonna Liliana verranno a fare il tifo a Parigi?
“Mi seguono da sempre, siamo legatissimi. Il nonno mi ha sempre detto: mi fido di te, prima o poi ti voglio vedere all’Olimpiade. Eccomi qui! Da Savigliano a Cuneo, dove c’è la piscina da 50 metri, spesso mi hanno accompagnato loro. Senza Paride e Liliana, sarebbe tutto diverso”.

E la Nigeria? Che rapporto ha con la terra di sua madre?
“Non ci sono mai stata però voglio assolutamente andarci. Rimando sempre, vorrei che mi accompagnasse mamma, che mi portasse in giro, mi spiegasse. Invece lei non vuole parlarmi nel suo dialetto e con la nonna materna, che è una viaggiatrice e che ho conosciuto, chiacchiero in inglese. La Nigeria fa parte di me, è un viaggio da mettere in agenda nel prossimo futuro. Ma prima Parigi. Per tutto il resto, c’è tempo”.

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