Cristina D’Avena: “Kiss me Licia? Fui felice ma c’era un problema. Tengo molto alle mie canzoni, soprattutto una”. Cristina D’Avena su Kiss me Licia, l’amicizia e il lavoro con Alessandra Valeri Manera, gli esordi e non solo, la cantante e attrice bolognese, 60 anni, si racconta in una intervista a ‘Tv Sorrisi e Canzoni’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come iniziò tutto?
«Lo ricordo come se fosse ieri, anche se era il 1981. Alessandra stava cercando una voce per una sigla e chiese al Coro dell’Antoniano: le fecero il mio nome. Mi presentai lì e trovai lei, giovanissima e coi capelli lunghi, e dopo qualche domanda mi disse che volevano farmi incidere una sigla: quella di “Bambino Pinocchio”».
Il resto è storia.
«Avrebbe dovuto essere una sigla sola, invece Alessandra mi volle anche per tutte le altre. La prima che scrisse lei fu quella dei Puffi. Da lì arrivarono le altre: “Occhi di gatto”, “Dolce Memole”, “Rossana”… Le canzoni che canto oggi negli stadi le ha scritte tutte lei».
Come lavoravate alle sigle?
«Con grande attenzione. Ci andavamo entrambe con i piedi di piombo, perché doveva arrivare l’approvazione ufficiale dai produttori internazionali».
Cristina D’Avena: “Kiss me Licia? Fui felice ma c’era un problema”
[…] Quanto ci metteva a imparare i testi?
«Dovevo essere rapidissima. Alessandra, meticolosa com’era, ci lavorava fino all’ultimo. A me arrivavano dopo pranzo, li studiavo e iniziavamo a registrare».
Ha iniziato giovanissima. Le diede consigli?
«Mi ha sempre detto di mettere nelle canzoni il mio carattere, la mia esuberanza e dolcezza. Sono sempre stata una persona sorridente, e lei mi diceva che dovevo interpretare ogni parola dei testi, darle espressione. Mi diceva: “Portali nel tuo mondo”. E l’ho sempre fatto».
C’è un testo a cui è più affezionata?
«In realtà tengo molto a tutte le canzoni, perché conosco la storia di ognuna. Penso che “Occhi di gatto” sia una delle più belle in assoluto, ma le canzoni dei telefilm hanno una sensibilità speciale. Parlano di bullismo, razzismo, separazione dei genitori, bambini che si chiudono in sé stessi… Ha toccato argomenti profondi e importanti».
[…] Lei non è solo una cantante: ha anche interpretato Licia.
«Ricordo che quando mi dissero che mi volevano parlare io pensai subito a un rimprovero! Invece in ufficio trovai Alessandra che mi spiegò che volevano produrre una serie tratta da “Kiss me Licia”, e desideravano me nel ruolo principale. Ero emozionatissima! C’era solo un problema…».
Cristina D’Avena: “Tengo molto alle mie canzoni, soprattutto una”
Quale?
«Nel cartone Licia ha i capelli corti. Io li avevo riccissimi e lunghi per tutta la schiena. Andai nel panico, continuavo a dire che coi capelli corti sarei sembrata mia nonna… (ride). Alla fine optammo per una parrucca: i miei capelli erano raccolti in una calza. Fu una vera sofferenza, soprattutto d’estate».
Com’erano le giornate sul set?
«Ci divertivamo tanto. Alessandra era sempre presente… anche troppo! Pasquale (Finicelli, alias Mirko dei Bee Hive, ndr) faceva spesso battute durante le scene dei baci, e lei lo sgridava, ma con ironia».
I telefilm di Licia furono un successone.
«Facevamo quattro milioni di spettatori ogni sera, battevamo tutti. Dopo ogni puntata, Giorgio Gori (allora direttore di Italia 1, ndr) ci chiamava per farci i complimenti. E pensare che adesso vanno di moda gli adattamenti con attori in carne e ossa dei cartoni! Noi siamo stati i primi».
Dai cartoni animati alle serie, è il simbolo dell’infanzia di milioni di italiani.
«Ma lo devo ad Alessandra: senza di lei non ci sarei stata neanche io. Le nostre canzoni uniscono generazioni diverse, ed è incredibile vedere che una sigla come “Pollon” la cantano anche i più piccoli che magari il cartone non lo hanno mai visto…».
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