Josh O’Connor: “Guadagnino? Incontro non casuale, ho un legame con l’Italia. Fare l’attore comporta un rischio”. Josh O’Connor su Guadagnino, l’Italia, un rischio in particolare che corrono gli attori, e non solo, l’attore inglese, 34 anni, si racconta a tutto tondo in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Come è iniziata quest’avventura con Guadagnino?
“Due anni prima che partisse il progetto di Luca il mio agente – per farmi conoscere nuovi amici potenziali a New York – mi aveva organizzato un caffè con Justin Kuritzkes, lo sceneggiatore di Challengers. Che mi propose di leggere lo script: credevo fosse un film sul tennis”.
E quando lo lesse?
“Non mi sembrò affatto una storia sullo sport, piuttosto quella di tre persone che, distratte da altro, avevano perso di vista ogni passione, desiderio, motivazione. Il film poi cambiò radicalmente col passare delle riprese, ma quella prima impressione mi rimase dentro”.
La ricordo in tipiche produzioni britanniche come I Durrell – La mia famiglia e altri animali, Peaky Blinders, Emma, The Crown: d’un tratto con La chimera si è tuffato in un paesaggio inequivocabilmente italiano, e con Challengers nel mondo di Guadagnino…
“Vuole che le parli della mia esperienza italiana, insomma? (sorride ammiccante) Vista dall’esterno può sembrare imprevedibile o del tutto casuale. Certo, la prima parte della mia carriera di attore si è svolta tutta in Inghilterra, perché lì sono cresciuto e lì vivo, ma sono sempre stato un fan entusiasta dell’Italia. Ho parenti a Padova, diversi legami là, e nel vostro Paese ho passato parecchio tempo. E sono italiani alcuni dei miei film preferiti: Accattone, al primo posto in assoluto, e Francesco giullare di Dio, scritto da Roberto Rossellini e Federico Fellini. Tornando a Luca, quindi, non si tratta di un incontro del tutto fortuito. E, ovviamente, amo i suoi lavori”.
Josh O’Connor: “Guadagnino? Incontro non casuale, ho un legame con l’Italia”
Insomma: le piace essere diretto da registi che hanno background culturali differenti.
“Ci sono differenze notevoli tra l’Italia e l’Inghilterra, così come ne esistono tra Rohrwacher e Guadagnino, tanto diversi. È stato un anno straordinario: con Alice mi è sembrato di vivere un’esperienza quasi spirituale, e sono già pronto a lavorare di nuovo con lei; Luca, dal canto suo, è un filmmaker incredibile con una visione estremamente chiara di ciò che vuole. Collaborare con due personalità così differenti, e in due ruoli così diversi, è stata una sfida, una sorpresa deliziosa, una festa”.
In ogni ruolo la vedo quasi perso nel personaggio: quanto tempo impiega per ritornare a essere se stesso?
“È uno dei miei problemi, perché mi piace ogni volta immergermi in un universo sconosciuto, nuovo e ricco, ma poi ritornare alla mia realtà è veramente duro. Con Alice, in particolare, entravo in quel mondo appena mi svegliavo, a Bolsena: era un paesaggio semplice, naturale, e sentivo che il personaggio che interpretavo mi era vicino, in quel momento di vita. Tuttavia temo sia un pericolo, quello di perdere la propria identità…”.
Josh O’Connor: “Fare l’attore comporta un rischio”
Perché lo trova rischioso?
“Vede, la mia carriera e il mio mondo professionale sono diventati sempre più grandi, e la mia vita vera sempre più piccola. Mi ci è voluto parecchio tempo, ma ho capito che è deleterio sia per me sia per il mio lavoro se non riesco a usare esperienze di vita e a calarle nel mio mestiere. Sto imparando a costruire un mio senso d’identità, a calcolare con lucidità quando e come passare più tempo in famiglia o con un partner, o quando prendermi una pausa. E in quei momenti mi piace pensare al mio giardino in Inghilterra”.
[…] Ricorda quando e come scelse questo mestiere?
“Non c’è stato un evento, o una ragione precisa. Ho cominciato a recitare a scuola, ero incerto se scegliere arte o recitazione, la ceramica era una mia grande passione. Quando mi iscrissi all’accademia di teatro, volevo creare una compagnia che girasse per l’Inghilterra e l’Europa, portando gli spettacoli nei villaggi e nelle cittadine più sperdute. Improvvisamente, mi trovai a recitare in tv e per il cinema. E neppure allora avevo l’impulso di fare l’attore “impegnato”, quello che si annulla nel personaggio. Ma, inevitabilmente, questo succede se cerchi di imparare e di avere delle gratificazioni. Per ora, lo posso affermare con certezza: sono senz’altro grato per quello che la vita mi ha regalato e le persone che mi ha permesso d’incontrare”.
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