Francesca Barra: “Gravidanza resa muta e invalidante da un concetto sbagliato. Donne soffrono tra pregiudizi”. Francesca Barra sulla gravidanza e la situazione delle donne al giorno d’oggi, la scrittrice e giornalista lucana, 46 anni, ne parla in una intervista a Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
[…] perché c’è questa reticenza femminile nell’esprimere i malesseri della gravidanza?
«Il problema è che siamo circondati da persone che fanno passare quel concetto sbagliatissimo secondo il quale “le donne hanno sempre fatto così e quindi puoi farlo anche tu”. Ed è questo che rende il tutto un’esperienza invalidante e muta. Ma perché dobbiamo stare zitte? È da quando siamo adolescenti che ci dicono che il dolore delle mestruazioni può passare con un po’ di camomilla, ma non è così; che per le nausee in gravidanza basta lo zenzero e invece non passa. Non facciamoci prendere in giro…».
Non sono però le uniche situazioni giudicanti con cui le donne che aspettano un bambino si devono confrontare…
«Infatti, non lo sono. Prendiamo anche il caso dell’epidurale: c’è sempre chi ti dice: “Ah fai l’epidurale? Pensa, se ci fosse stata ai miei tempi… Io invece ho sofferto, ho sopportato”, il che suona un po’ come dire “Io sono stata migliore di te”. Allora cosa fa una donna in quel momento? Non la chiede. Perché si vergogna, si sente in colpa. Il mio sostengo, quindi, è per tutte coloro che si devono confrontare con situazioni simili. Anche perché, noi attingiamo all’esempio delle nostre nonne e delle nostre madri sempre e soltanto per esperienze negative, mai per quelle positive».
Francesca Barra: “Gravidanza resa muta e invalidante da un concetto sbagliato”
Ovvero?
«Vogliamo parlare del fatto che ai loro tempi c’era anche una sorta di mutuo soccorso fra donne, per cui chi partoriva restava a letto ed era aiutata anche nella gestione del bambino appena nato finché non si rimetteva del tutto? Quando, allora, si fa l’esempio della mamma o della nonna che “hanno accettato la sofferenza”, vorrei anche dire che queste donne però non si alzavano dal letto prima di essersi rimesse in forze, e che del bambino appena nato si occupavano altre donne, cosa che adesso non succede più. Inoltre, oggi abbiamo la mancanza di asili nido, un trattamento professionale economico che conosciamo benissimo, la violenza psicologica e la paura di manifestare un proprio disagio perché poi c’è chi ti attaccherà. Alla fine, col passare degli anni non ci siamo evoluti: c’è stata una vera e propria involuzione».
Com’è andata nel suo caso, viste le quattro esperienze di gravidanza?
«Soprattutto la prima, quando avevo 26 anni, non è stata facile. Ricordo di avere avuto un problema durante il parto e poi anche per l’allattamento».
Che cos’è successo?
«Soffrivo molto ma non volevano farmi il cesareo. Insistevano con il parto naturale e di fronte alla mia evidente difficoltà ripetevano “l’hanno fatto tutte!”. Risultato: ho partorito in modo naturale ma mi si è lesionato il nervo pudendo, uno scoglio che sono riuscita a superare soltanto dopo tre anni di cure da una neurologa».
E l’allattamento?
«Dopo il parto, il bambino non si attaccava al seno. Io ero dolorante, non riuscivo a sedermi e mio figlio, che era nato di 3 chili e 850 grammi, è precipitato a 3 chili e 200. Venne spostato nella culla termica e ci fu chi evidenziò la cosa dicendo: “Beh, se non riesce ad allattare…”. Io piangevo, mia madre continuava a ripetermi quanto fosse comodo allattare, insomma attorno a me c’era una narrazione per cui, con la maternità, si è destinate a fare e sopportare quello che è stato fatto e sopportato da tutte».
Francesca Barra: “Gravidanza? Donne soffrono tra pregiudizi”
Com’è uscita da questo condizionamento?
«Grazie a un medico illuminato che ho conosciuto dopo tre mesi che giravo con il mio bambino, devastata dai dolori. Mi ha detto: “Ma lei a chi deve dimostrare di essere un’eroina?”. Da quel momento in poi, anche per le altre esperienze di gravidanza, non ho più permesso a nessuno di entrare nella mia soglia di dolore, nella mia sfera privata».
[…] Non tutti i medici, però, sembrano capaci di dare sollievo e aiuto a una donna prima e dopo la gravidanza…
«Personalmente, dopo la prima esperienza fallimentare ho capito che cosa non avrei mai più voluto. Se mi fossi fermata al primo ostacolo, a quella prima esperienza negativa sarei stata traumatizzata a vita, non avrei più fatto figli. Mi sono quindi impegnata nella ricerca di un medico che mi guardasse nella mia totalità: come donna, come madre, come professionista. Uno specialista in grado di capire i miei problemi a 360 gradi. In grado di “vedermi”, di parlare la mia lingua».
L’ha trovato?
«Sì, altrimenti non avrei avuto altri figli».
[…] Oggi esistono nuove terapie efficaci e sicure che permettono di controllare la nausea in gravidanza: non ha pensato di farvi ricorso?
«Con l’ultima gravidanza sì, perché il medico sapeva che non riuscivo a farcela. Con le altre mi sono riempita di zenzero, sebbene inutilmente. Ora non lo posso neanche sentire nominare».
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