Alexandra Cousteau: “Mio nonno mi ha insegnato una lezione. Mangiare tonno come mangiare una tigre perché…”. Alexandra Cousteau sul nonno Jacques-Yves Cousteau, la condizione degli oceani, e non solo, la regista e attivista ambientale francese, 48 anni, ne parla in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.
Suo nonno era il famosissimo esploratore e oceanografo Jacques-Yves Cousteau. C’è una data indimenticabile tra i ricordi d’infanzia di Alexandra Cousteau: ha sette anni e con il nonno s’immerge per la prima volta con il boccaglio nelle acque del sud della Francia.
“Mi sono ritrovata, senza peso, in un mondo magico tra pesci “argentati” per il riflesso del sole e ho capito che avrei amato intensamente il mare”.
[…] Il cambio di mentalità è il primo passo per risanare gli oceani?
“È fondamentale. Conservare ciò che abbiamo è semplicemente insufficiente. Ne parlava mio padre già negli anni 60. Purtroppo siamo ancora fermi alla nozione di protezione. Nel tempo abbiamo ottenuto risultati significativi, ad esempio, con la protezione delle balene, ma se restiamo solo a guardare e a preservare, il declino diventerà esponenziale, riducendo drasticamente il margine per interventi efficaci. E poi, se ci riflettiamo a fondo, ne va anche della nostra stessa sopravvivenza. Oceani abbondanti possono sostenere miliardi di persone fornendo cibo e opportunità economiche attraverso il turismo e industrie ittiche sostenibili.
Alexandra Cousteau: “Mangiare tonno come mangiare una tigre perché…”
Cosa propone di fare?
“Bisogna puntare sull’intelligenza artificiale, per quel che mi riguarda, al netto di tutte le chiacchiere sulla sostenibilità. Ci vedo un grandissimo aiuto per monitorare la salute degli oceani e guidare gli sforzi di restaurazione”.
Fatalità, parliamo proprio del “demone” più discusso del momento a livello globale.
“I benefici superano gli svantaggi. Siamo a un punto in cui non possiamo lasciare che la natura faccia il suo corso. Usiamo ogni tipo di tecnologia nella nostra vita quotidiana. Compriamo scarpe on line e prenotiamo trasporti con i nostri smartphone, ma non ne usiamo nessuna per ricostruire il nostro pianeta. Stiamo ancora piantando mangrovie a mano e appendendo pezzi di corallo su fili”.
Nel concreto, in che modo può essere utilizzata?
“Intanto si possono incrociare miliardi di dati. Come organizzazione stiamo cercando di capire come realizzare un centro di controllo per gli oceani, una sorta di sistema centralizzato per raccogliere dati, identificare priorità, suggerire interventi e coordinare le azioni”.
Alexandra Cousteau: “Mio nonno mi ha insegnato una lezione soprattutto”
[…] Ha detto che mangiare il tonno è come mangiare una tigre perché è una specie a rischio.
“Sì, ma per fortuna alcune risorse ittiche si riproducono abbastanza rapidamente, a seconda della specie. Sono tornate le sardine in Spagna e le acciughe in Perù, ad esempio”.
Ha fiducia nei giovani?
“Greta Thunberg e i Fridays For future sono stati importanti per sensibilizzare le persone. Si cambia il mondo dal singolo esempio. Le persone mi chiedono sempre: cosa posso fare per la natura? Io rispondo proprio questo, se ognuno di noi riuscisse a migliorarsi da solo potrebbe essere da esempio e ispirazione agli altri, e quindi alla comunità. Ho letto ricerche spaventose dove il 60 per cento delle giovani non vuole fare figli perché spaventata dal futuro”.
I suoi figli sono già sub?
“Sono ancora troppo piccoli, ma impareranno…”.
Lei, invece, si è immersa ovunque. Il paradiso dove lo ha visto?
“A Sipadan, in Malesia. Sono rimasta estasiata dal colore dei coralli”.
La più grande lezione di suo nonno Jacques-Yves Cousteau?
“Il senso infantile della meraviglia. L’amore per il pianeta”.
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